ALLIGATOR

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USA, 1980

REGIA: Lewis Teague

CAST: Robert Forster, Robin Riker, Dean Jagger, Michael V. Gazzo, Sydney Lassick, Henry Silva, Perry Lang

Lo spunto è basato su una delle leggende metropolitane più famose al mondo, cioè la presenza dei coccodrilli nelle fogne di New York che, allevati come animali domestici da cuccioli e gettati successivamente nello scarico della toilette, continuerebbero la loro esistenza nel sottosuolo aumentando di volume, nutrendosi di scarti ed escrementi. In Alligator c’è un rettile che, buttato giù nelle discariche (dai genitori di una bambina che aveva deciso di tenersi un cucciolo di alligatore in una teca di vetro) assume dimensioni spropositate, per colpa di alcuni rifiuti tossici abbandonati da un’organizzazione (non troppo a norma di legge) che si occupa di vivisezione. Le persone che si avventurano per vari motivi nelle fogne vengono sbranate dalla bestia, ma dopo un po’ le cose peggiorano perché il mostro riesce a salire in superficie e comincia a far danni…

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Questo monster-movie di Lewis Teague è un piacevole esempio di b-movie, confezionato con una certa cura e con un occhio di riguardo ai dialoghi e alle scene d’azione. La storia non è molto differente da mille altre, la struttura però include più stili e correnti, perché lo svolgimento ricorda l’impianto dei film polizieschi, dove il poliziotto di turno si trova invischiato in situazioni che dovrebbero servire alla risoluzione del problema, inoltre c’è una diffusa ironia che serve a stemperare la tensione, causata dalla bestia mutante che banchetta con le sue vittime.

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I personaggi sono azzeccati e simpatici: c’è il poliziotto che non si perde in chiacchiere, la dottoressa scettica che, un po’ per volta cambia idea sulle reali dimensioni del mostro e nel ruolo di un colonnello un po’ sciroccato c’è Henry Silva, che sembra arrivato direttamente dalla “sporca guerra” tanto in voga nel cinema di genere di quegli anni.

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Buoni effetti speciali, con un po’ di sangue disseminato in giro (senza esagerare) e qualche corpo sbranato, ma a funzionare è soprattutto “l’effetto mostro”, che colpisce grazie a un buon uso delle inquadrature e delle luci, scelta intelligente che evidenzia in maniera convincente la grossa portata della creatura senza scadere nel ridicolo.

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Un piccolo cult anni ’80, un classico di sempre che non mostra troppo i segni del tempo.

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