SUSPIRIA

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ITALIA/ USA, 2018

REGIA: Luca Guadagnino

CAST: Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Angela Winkler, Jessica Harper, Sylvie Testud, Ingrid Caven

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Senza girarci troppo intorno, per chi scrive Suspiria è a tutti gli effetti un remake. Poco importa se Guadagnino ha inserito un’irrilevante sottotrama politica in una vicenda concettualmente diversa dal capolavoro di Argento; è come se avesse rigirato la frittata per raccontare una storia già vissuta, vista da un’altra angolazione e con ruoli rimodellati per l’occasione. Secondo certa dietrologia, Jessica Harper che nel finale del prototipo argentiano ride per un naturale calo di adrenalina (e qua in un piccolo ruolo) dovrebbe rappresentare il passaggio del “male” e la sua continuità. L’idea per quanto intrigante per qualcuno, era soltanto una (molto) libera interpretazione, ma evidentemente abbastanza solida per poterci costruire una storia ambientata nel 1977, proprio l’anno di uscita del primo Suspiria.

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Ambientando tutto quanto negli anni ’70 Luca Guadagnino risolve il problema del presente, che mal si adatta a uno spettacolo così: tablet e smartphone potevano rendere la vita difficile a una congrega di streghe che insegnano danza all’interno di una scuola, anche perché troppa modernità per una storia del genere di sicuro non avrebbe giovato, così la trama iniziale è più o meno quella di sempre, almeno per ciò che riguarda i movimenti della protagonista che, intenzionata a eccellere come ballerina, entra suo malgrado (o forse no) all’interno di un progetto occulto orchestrato da un gruppo di potenti streghe.

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Il film non decolla mai ma a rendere interessante Suspiria è l’indubbia bravura delle due attrici principali: Dakota Johnson non ha una gran personalità ma probabilmente il suo personaggio funziona bene proprio per questo e Tilda Swinton (che a conti fatti è la vera sorpresa del film), che interpreta 3 ruoli diversi (grazie a un certosino lavoro di make up) e dimostra di essere la vera stella del cast.

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Senza nessuna intenzione di fare un film “di genere” (ma nemmeno Suspiria di Argento lo era), Guadagnino prende spunto dalle scelte grafiche che negli anni ’70 venivano usate nelle produzioni exploitation e inserisce in questo remake rituali e satanici sabba, eccessi visivi alla Jesus Franco, sangue e qualche mostruosità, ma alla fine della corsa la sensazione è quella di un’occasione persa, perché la paura e il terrore non sono mai presenti ma, peggio ancora, la tensione è praticamente assente. In ogni caso, il vero problema di Suspiria è la durata (due ore e mezza), l’aver dilatato più del dovuto il materiale a disposizione per fare a tutti i costi un “film lungo” non è stata una buona idea e il clima “politico” che, forzatamente, viene fatto respirare allo spettatore (e che contribuisce al minutaggio in maniera poco interessante) peggiora le cose.

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Di sicuro uno dei film più attesi e discussi del 2018, Suspiria è uno spettacolo ben allestito e sfarzoso, accattivante a livello visivo ma con poco mordente e con una congrega di streghe talvolta ridicole in quello che fanno e, soprattutto, in quello che dicono. Era un film che andava visto a prescindere e non necessariamente adatto a questo sito, ha comunque il merito di aver raggruppato in un colpo solo molte tipologie di pubblico: i fans del regista di Chiamami Col Tuo Nome, gli amanti dell’horror e tutti gli appassionati del cinema di Dario Argento, da sempre avverso a concedere troppo facilmente i diritti per lo sfruttamento dei suoi film.

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