FANTASMI

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TITOLO ORIGINALE: Phantasm

USA, 1979

REGIA: Don Coscarelli

CAST: A. Michael Baldwin, Bill Thornbury, Reggie Bannister, Kathy Lester, Terrie Kalbus, Kenneth V. Jones, David Arntzen, Bill Cone, Angus Scrimm

Un ragazzino che vive col fratello maggiore in un paesino della provincia americana, si diverte a curiosare fuori dalla finestra con un binocolo, ma giorno si accorge di qualcosa di strano: un uomo alto e inquietante (Angus Scrimm), trafuga bare dal cimitero vicino caricandole in macchina. Deciso a saperne di più, il bambino lo segue e si rende conto di ciò che sta accadendo: l “uomo alto” trasforma i cadaveri in nanetti, che utilizza poi come schiavi in una dimensione parallela alla nostra. Ma è realtà o immaginazione?

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Con pochi mezzi e con un budget ridottissimo, Don Coscarelli ha creato un vero e proprio mito nell’immaginario spaventoso di tutti i tempi: Angus Scrimm è Tall Man ( “l’uomo alto”, come viene definito dall’impaurito protagonista), personaggio cupo che riesce a emanare un odore cimiteriale senza pari. Quello che colpisce di più in FANTASMI sono i singoli particolari che, messi insieme, formano un pacchetto terrorizzante e riuscito, con fama di culto in tutto il mondo.

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Tanto per cominciare, c’è la visione spettrale del cimitero vista con gli occhi del ragazzo, ci sono i nani creati da Tall Man (che non sono altro che cadaveri dissanguati) ma, soprattutto, c’è la sfera d’acciaio volante usata dall’uomo del male come sentinella, diventata con gli anni vero e proprio simbolo del film.

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Ritmo lento, sembra una favola nera creata apposta per terrorizzare i bambini; è come se Don Coscarelli volesse suggerire che gli incubi e le suggestioni possono mescolarsi alla vita terrena, in una dimensione che non permette più di distinguere la realtà dalla fantasia. Qualche effetto splatter (molto artigianale) rende ancora più interessante il progetto: un dito mozzato con fuoriuscita di liquido giallo e la sfera di metallo che trapana il cranio a un uomo dissanguandolo, sono due momenti che rimangono impressi nella testa dello spettatore.

Per chi non lo conosce è d’obbligo il recupero, stiamo parlando, in fondo, di un grande classico.

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