L’IMPERO DI ASH

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TITOLO ORIGINALE: Empire Of Ash

CANADA, 1988

REGIA: Michael Mazo, Lloyd A. Simandl

CAST: Melanie Kilgour, Thom Schioler, Frank Wilson, James Stevens, Alexander MacKenzie, Ann Louise Meyer, Richard Candy

In seguito a una non meglio precisata epidemia che ha sterminato quasi tutto il genere umano, i pochi sopravvissuti cercano di mettere le basi per ripopolare il pianeta (!) e costruire una nuova civiltà. Il problema è che le strade sono piene di mutanti incappucciati e di uomini contaminati, che per vivere hanno bisogno di continue trasfusioni di sangue prelevato da individui sani. In questo scenario si muovono diverse persone e fra agguati, sparatorie, combattimenti e violenza (all’acqua di rose) c’è pure spazio per un po’ di sesso…

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Al posto dello scoppio della bomba stavolta c’è una pestilenza ma la sostanza non cambia: L’IMPERO DI ASH, inedito in Italia e uscito direttamente in vhs alla fine degli anni ottanta, è costruito come un qualsiasi post atomico con personaggi vestiti in modo strambo, scene d’azione (veloci e scattanti come una tartaruga) e esseri mutanti, che stavolta sono individui coperti da un mantello e da maschere antigas. Nulla di nuovo insomma, anche i “guerrieri” ricalcano uno stile iper abusato in questo genere di produzioni e così, a bordo di camionette dalla carrozzeria improbabile, gli uomini indossano borchie, giubbotti di pelle e stivali e le donne, oltre a sfoggiare completini “fetish” per esaltare le forme, mostrano cotonature in pieno stile ’80.

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Sul piano estetico L’IMPERO DI ASH funziona né più né meno di altri film migliori o peggiori (occorre specificare che i personaggi si muovono in mezzo a un paesaggio fatto di alberi e prati, senza niente che faccia pensare a un’area contaminata), ma il ritmo è lentissimo, i dialoghi tremendi (il doppiaggio italiano peggiora la situazione), la recitazione scadente e la sceneggiatura quasi inesistente. Peccato, perché l’idea di base non era male (sopravvissuti che battono le strade in cerca di sangue sano), ma lo stile è quello di un film amatoriale girato senza nessun senso di continuità e con una fotografia sciatta e tirata via.

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Fra battute che non fanno ridere, esplosioni di petardi e combattimenti ridicoli, ogni tanto i registi Michael Mazo e Lloys A. Simandl fanno vedere qualche tetta o mettono in risalto il bel culo di una guerriera, ma è la noia l’unica vera protagonista di una pellicola che non ha motivi per essere visionata. Non fatevi ingannare da un titolo che farebbe pensare a scontri epici, se vi capita di trovare L’IMPERO DI ASH in qualche antico videonoleggio o da qualsiasi altra parte passate oltre.

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