BUGIE ROSSE

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ITALIA, 1993

REGIA: Pierfrancesco Campanella

CAST: Tomas Arana, Lorenzo Flaherty, Gioia Maria Scola, Gianfranco Jannuzzo, Natasha Hovey, Alida Valli

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Tomas Arana è un giornalista che abborda uomini al videotel (siamo nel 1993, Grindr, Messenger e Whatsapp erano ancora lontane) per realizzare scoop giornalistici (già questo…). Per saperne di più sul mondo omosessuale, comincia a frequentare parchetti, cinema a luci rosse e locali popolati da marchettari trascurando un po’ la moglie (Gioia Maria Scola), che si preoccupa della poca virilità del marito, ma un assassino si muove nell’ombra uccidendo uomini che nel buio della notte vanno in cerca di rapporti sessuali. L’amicizia con un escort gay (Lorenzo Flaherty) gli permetterà di risalire al colpevole, ma si accorgerà che la sua vita è in pericolo.

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Attenzione: su BUGIE ROSSE è stato detto davvero di tutto. Pierfrancesco Campanella, il responsabile dell’incredibile La Trasgressione (1987), è uno di quei registi che danno l’impressione di voler raccontare storie e situazioni ignorando che per ogni azione corrisponde una reazione. L’effetto che provoca questa pellicola con molta probabilità non è quello che avrebbe voluto il suo autore, visto che la suspense non esiste e in più di una scena si ride di gusto per il livello di ciò che scorre sullo schermo. Campanella costruisce un thriller ambientato nei ritrovi per omosessuali, senza avere la minima idea delle regole che governano questo mondo, pesca a piene mani da Profondo Rosso (il solito assassino con guanti neri, una scena copiata pari pari e una risoluzione finale che guarda spudoratamente al capolavoro di Argento), rispolvera Alida Valli (in uno dei film più allucinanti della sua carriera, che potrebbe andare in coppia col pazzesco Porco Mondo di Sergio Bergonzelli) e recluta attori interessanti, che in altri ambiti avrebbero potuto fare molto di più.

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Tomas Arana non è certo l’ultimo arrivato, Gioia Maria Scola non ha bisogno di presentazioni e qua è davvero bellissima, Natasha Hovey era un nome notevole (tra i suoi lavori c’è Acqua E Sapone di Carlo Verdone, Dèmoni di Lamberto Bava e la famosa pubblicità della Ferrarelle) e la Valli una delle più grandi attrici del cinema italiano. Eppure, recitano tutti in maniera pedestre, mal diretti da Campanella che gli mette in bocca dialoghi ridicoli e frasi che non funzionano mai. Alla fine del giro, quello che se la cava meglio è Lorenzo Flaherty nella parte del giovane prostituto e la Hovey (ma solo perché parla pochissimo), anche se il suo ruolo da reporter che con la telecamera va nei parchetti dei marchettari per riprendere ciò che fa il giornalista è ridicolo.

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Tante, troppe le scene pacchiane presenti nel film: in un cinema a luci rosse Arana viene abbordato da una coppia di vecchietti scambisti e da un guardone che l’aveva seguito fin lì; uomini che ballano in discoteca in maniera completamente scoordinata al ritmo della canzone italo-dance Voice In The Night ,Alida Valli doppiata e pervertiti che fanno ridere. C’è qualche omicidio e un po’ di sangue, qualche scena di sesso (molto soft) e un po’ di morbosità, ma il livello generale è troppo basso e come thriller BUGIE ROSSE fallisce su tutti i fronti. Eppure, in mezzo a tanto squallore, gli amanti del brutto che si cimenteranno nella visione potrebbero anche divertirsi, inoltre un paio di scene (due di numero) azzeccate sono assicurate. Per chi se la sente…

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