TERMINATOR 2

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TITOLO ALTERNATIVO: Shocking Dark

ITALIA, 1989

REGIA: Bruno Mattei

CAST: Christopher Ahrens, Haven Tyler, Fausto Lombardi, Geretta Geretta, Dominica Coulson, Clive Riche, Mark Steinborn

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Tra i film che possono spiegare in maniera pressoché perfetta il senso del termine exploitation, Terminator 2 merita sicuramente un posto d’onore, perché tutto, ma proprio tutto (a partire dal titolo) quello che scorre sulla pellicola, si basa sullo “sfruttamento” di elementi che “servono”ai fini della storia e all’impatto sul pubblico. Lo scopo di Bruno Mattei e del produttore Franco Gaudenzi è quello di attirare al cinema più gente possibile lasciando intendere dal titolo e dalla locandina che lo spettacolo in questione sarebbe un sequel del mega blockbuster di James Cameron, uscito cinque anni prima.

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Il seguito ufficiale di Terminator da lì a poco sarebbe arrivato, così l’accoppiata vincente Mattei e Fragasso confezionano questo finto numero 2 che, insieme a una locandina con un cyborg che ricorda vagamente (giusto un po’ eh) il faccione di Arnold Schwarzenegger anticipano i tempi e provano a ingannare il pubblico pagante presentando una versione “tarocca” di un film atteso che ancora doveva uscire. I più esperti di cinema di genere non si sono fatti ingannare e, mangiata la foglia, hanno fatto finta di stare al gioco e hanno accettato di farsi prendere bonariamente in giro, qualcun altro ha pagato il prezzo del biglietto e si è trovato di fronte uno spettacolo che non si aspettava; in ogni caso gli incassi, almeno qua da noi, sono stati scarsi e il giochino ha funzionato fino a un certo punto.

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James Cameron è la fonte da cui attinge Bruno Mattei, perché oltre a riproporre intere scene scopiazzate dal modello americano a cui si ispira partendo dal titolo, Terminator 2 ha una storia che saccheggia situazioni già viste in Aliens Scontro Finale dello stesso regista, con l’aggiunta di un androide che, all’interno del progetto, giustifica il richiamo al suo prototipo. L’unica trovata originale sta nell’ambientazione, ossia una Venezia del futuro distrutta e contaminata (ma che ci viene presentata esattamente com’è ai giorni nostri, con i turisti che danno da mangiare ai piccioni), che fa da scenario alle imprese di un gruppo di ricercatori che decide di recarsi nel sottosuolo della città per un’azione militare non troppo chiara (almeno all’inizio). Le fogne di Venezia sono invase da orribili esseri mutanti e è compito dell’equipe distruggerli, ma in quello scenario pieno di pericoli il manipolo di guerrieri un po’ alla volta si rende conto che qualcuno sta facendo il doppio gioco e, mentre il tempo scorre, la corsa per risanare una situazione che rischia di esplodere si fa sempre più frenetica. Tra urla e spaventi, i soldati scoprono che un misterioso progetto sta per compiersi e, alla fine, c’è pure spazio per un messaggio dal sapore ambientalista…

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Funziona poco e male questo b-movie prodotto dalla Flora Film, perché il divertimento è poco e la noia tanta. I mostri di gomma, per quanto artigianali, fanno un certo effetto, ma la storia è piatta e Shocking Dark (bellissimo titolo, di gran lunga più efficace di quello italiano) non decolla mai. Non solo ispirazione ai modelli sopracitati ma vero e proprio plagio costituiscono la sostanza del film: le vittime vengono trovate avvolte in viscidi bozzoli proprio come in Aliens Scontro Finale e il ritrovamento di una spaurita bambina nel sottosuolo sono una copia di quello che aveva già vissuto Sigourney Weaver nel modello americano, ma qua l’intenzione non è quella di “prendere ispirazione”ma di riproporre in maniera pressoché identica quello che già era stato fatto fatto oltreoceano, con intere sequenze già viste ma senza ritmo e senza il tocco bizzarro che aveva caratterizzato pellicole più riuscite dello stesso regista, tipo Virus/ L’Inferno Dei Morti Viventi.

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Tutto scorre in maniera monocorde, il cast non regala emozioni e alla fine quella che se la cava meglio è Geretta Geretta (personaggio cult in Dèmoni di Lamberto Bava), che quantomeno riesce a essere convincente interpretando una parte che le si addice. Per appassionati incalliti.

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