L’UOMO CHE INGANNÒ LA MORTE

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TITOLO ORIGINALE: The Man Who Could Cheat Death

G.B. 1959

REGIA: Terence Fisher

CAST: Anton Diffring, Hazel Court, Christopher Lee, Arnold Marle, Delphi Lawrence, Francis De Wolff, John Harrison

Siamo a Parigi. Il dottor Bonner (Anton Driffing) è un affermato e stimato medico che nasconde un segreto: pur dimostrando un’età che sembrerebbe intorno ai 35 anni, in realtà di primavere ne ha passate ben 104. Questo perché, con l’aiuto di un altro medico, ogni 10 anni si sottopone a una particolare operazione: sintetizzando una ghiandola umana (asportata di volta in volta a qualche cadavere) e facendosela trapiantare, il dottore riesce a bloccare il processo di invecchiamento sul suo corpo.

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Non è tutto oro quel che luccica però: in questo modo, Bonner non può avere una vita normale e, di tanto in tanto, è costretto a cambiare città e identità per non destare sospetti; non può nemmeno permettersi di vivere accanto alla donna che ama, a causa della vita forzatamente nomade che è costretto a fare.

Le cose cambiano (in peggio) quando il suo amico dottore si rifiuta di effettuargli la consueta operazione di cambio ghiandola: Bonner entra nel panico, consapevole di avere solo poche ore a disposizione per effettuare un nuovo intervento che potrà assicurargli altri dieci anni di giovinezza perché,  in caso di mancata operazione, Bonner invecchierebbe in un sol colpo, ritrovandosi in pochi secondi tutti gli anni effettivi che si porta sulle spalle. La tensione aumenta e le cose precipitano velocemente…

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L’UOMO CHE INGANNÒ LA MORTE è una produzione targata Hammer realizzata nel periodo (il primo) più florido per la celebre casa di produzione inglese. Il film è un remake di un’opera teatrale di 15 anni prima e i nomi coinvolti nell’operazione sono tutti di un certo spessore: la regia è del navigato Terence Fisher, la sceneggiatura di Jimmy Sangster e la produzione di Michael Carreras.

La pellicola si avvale dell’interpretazione di Christopher Lee (non al suo meglio) e, se in un primo momento il ruolo del dottore spettava a Peter Cushing, per vari motivi produttivi Fisher ripiegò su Anton Driffing, attore che ha comunque un suo perché e che riesce a essere credibile nella sua parte.

Alla fine nulla risulta particolarmente esaltante, ma L’UOMO CHE INGANNÒ LA MORTE si lascia apprezzare sia per le tipiche atmosfere hammeriane che per gli scatti aggressivi del protagonista che, nel panico, arriva addirittura a uccidere. Una bella confezione e bei colori danno vita a una storia non troppo originale (in fondo ci troviamo alle prese col solito scienziato pazzo) ma discretamente raccontata.

Merita una visione soprattutto per gli amanti del cinema di quel periodo, non è un capolavoro ma si lascia guardare.

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