L’ASSASSINO È ANCORA TRA NOI

 

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ITALIA, 1986

REGIA: Camillo Teti

CAST: Mariangela D’Abbraccio, Giovanni Visentin, Riccardo Parisio Perrotti, Luigi Mezzanotte, Francesco Capitano

In un momento in cui il panico colpiva gli abitanti di Firenze e dintorni (era il 1985 e il Mostro stava lasciando un’abbondante scia di sangue), Camillo Teti decide di realizzare in quattro e quattr’otto un prodotto di pura exploitation per sfruttare i tragici avvenimenti che occupavano tutte le pagine di cronaca nera. Più che dagli atti giudiziari, L’ASSASSINO È ANCORA TRA NOI parrebbe prendere spunto dalle informazioni rilasciate un po’ alla rinfusa da stampa e tv. Per rendersi conto che siamo di fronte a un’operazione puramente commerciale basta far caso ai nomi coinvolti nel progetto: Camillo Teti è un produttore e regista di vari generi all’italiana (dopo questa pellicola dirigerà I Vizi Segreti Degli Italiani Quando Credono Di Non Essere Visti, con Ramba e Moana Pozzi), poi c’è Ernesto Gastaldi alla sceneggiatura e Giuliano Carnimeo responsabile del soggetto. Il risultato è un thriller strampalato ma divertente, che non vale nulla come documento ma funziona come intrattenimento “morboso”.

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La storia narra di una studentessa universitaria (Mariangela D’Abbraccio, sorella della pornostar Milly) che decide di interessarsi ai delitti del Mostro Di Firenze e si trova invischiata in una spirale di sangue e di terrore. La protagonista fa la conoscenza dei “guardoni”, pervertiti che di notte vanno a spiare le coppiette che decidono di appartarsi con la macchina e, giusto per far riferimento a quella che diventerà la famosissima e ancora oggi discussa “pista esoterica”, in L’ASSASSINO È ANCORA TRA NOI c’è anche una bislacca seduta spiritica, dove alcune persone cercano di evocare lo spirito di una ragazza uccisa dal Mostro, con la convinzione di riuscire in questo modo a risalire alla misteriosa identità del killer!

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Situazioni inventate di sana pianta quindi (un uomo viene trovato impiccato nel soffitto di un bar frequentato dai “guardoni”, colpevole di sapere “troppo” sui movimenti del maniaco), che mescolate alla ricostruzione di fatti realmente accaduti formano uno strano cocktail, piuttosto povero nella messinscena ma meno banale di quello che si potrebbe pensare. Si contano almeno 2 scene ben realizzate e con un livello di suspense piuttosto alto: oltre ai delitti ai danni delle coppiette, realizzati con una discreta attenzione rivolta ai particolari (una scena è decisamente splatter) e con un occhio buttato sul reale modus operandi dell’assassino nella realtà, c’è una bella sequenza in cui la D’abbraccio si trova da sola in casa perseguitata dal killer.

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Decisamente divertente in L’ASSASSINO È ANCORA TRA NOI è la combriccola dei “guardoni”, dipinti da Teti come un gruppo di buontemponi che si organizzano per spiare le coppiette appartate: dotati di apparecchiature per registrare i gemiti di piacere degli innamorati, questi simpatici pervertiti piazzano microfoni sotto le macchine degli amanti e si nascondono dietro i cespugli per godersi lo spettacolo “hot” offerto dagli ignari giovani in calore. La ricostruzione dei “guardoni” (persone che in sede processuale si riveleranno di estrema importanza) è senza ombra di dubbio fantasiosa, ma va detto che nel 1985 i “compagni di merende” ancora non erano venuti alla luce e non era facile immaginare la realtà squallida dei vari Pacciani, Lotti, Vanni e compagnia cantante, personaggi che tutti conosceranno in seguito grazie al programma di Rai Tre Un Giorno In Pretura.

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In conclusione, L’ASSASSINO È ANCORA TRA NOI è un film girato in maniera raffazzonata e frettolosa, recitato malissimo e pieno di dialoghi allucinanti (l’audio è in presa diretta), ma bizzarro al punto giusto e a tratti perfino inquietante. Se siete appassionati dei delitti compiuti dal Mostro Di Firenze dategli un’occhiata, non ci troverete importanti rivelazioni (anche se qualche fanatico ha voluto comunque fare della prevedibile dietrologia) ma lo apprezzerete comunque. Consigliato.

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Curiosità: in molti storsero il naso quando il film vide la luce. I genitori di alcune vittime si lamentarono e considerarono questa pellicola un’operazione speculativa squallida e di bassa lega, inoltre pare che non uscì nei cinema fiorentini poiché i proprietari delle sale si rifiutarono di proiettarlo.

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