TITOLO ORIGINALE: Season Of The Witch
USA, 1972
REGIA: George A. Romero
CAST: Jan White, Raymond Laine, Ann Muffly, Joedda McClain, Bill Thunhurst, Neil Fisher, Esther Lapidus, Shirlee Strasser
Lasciata spesso sola dal marito che se ne va in giro per lavoro, una donna soffre di incubi ricorrenti, dove finisce nelle nelle mani di un uomo che cerca di usarle violenza. In uno stato di confusione mentale (al quale contribuisce il difficile rapporto con la figlia), la donna fa la conoscenza di una sedicente strega e, suggestionata dai tarocchi e dalla possibilità di compiere malefici, si avvia alle pratiche magiche cominciando a leggere trattati di stregoneria.
Il passo per arrivare alla confusione totale però è breve, perché una volta compiuto il rito decisivo per diventare una strega a tutto tondo, la donna si convince di poter condizionare il comportamento delle persone per manipolarle a proprio piacimento. Qual è il limite fra suggestione personale e magia effettiva?
Fu un mega flop questo film di George A. Romero, che dopo aver realizzato (tre anni prima) La Notte Dei Morti Viventi, provò a cimentarsi in una storia completamente diversa rispetto a quello che il pubblico si aspettava. Il tema principale è la stregoneria che, prendendo spunto da Rosemary’s Baby (ma con un risultato opposto) entra nella vita quotidiana di una donna.
Se nel film di Roman Polanski i malefìci sono effettivi e reali, ne LA STAGIONE DELLA STREGA Romero sembra più interessato a prendere in giro lo spiritismo e la superstizione. I dialoghi sono molto articolati e prevedono parolacce a profusione; emerge il desiderio della protagonista di poter ottenere qualsiasi cosa (della serie, basta crederci), ma l’assenza di effetti speciali e lo svolgimento un po’ prolisso fanno di SEASON OF THE WITCH un mezzo fallimento che non mantiene quello che sembrava promettere.
La tensione non c’è mai e l’unica cosa per cui possiamo ricordarci di questo film è la rappresentazione degli incubi della protagonista, che viene assalita da un uomo con la maschera da diavolo. Bruttarello, anche se qualche spunto interessante ogni tanto fa capolino, di sicuro, è un prodotto minore di Romero, famoso nel mondo per lavori di caratura sicuramente più alta.