TETSUO/ L’UOMO DI FERRO

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TITOLO ORIGINALE: Tetsuo: The Iron Man

GIAPPONE, 1988

REGIA: Shinya Tsukamoto

CAST: Tomorowo Taguchi, Kei Fujiwara, Nobu Kanaoka, Shinya Tsukamoto, Naomasa Musaka, Renji Ishibashi

Guardandosi allo specchio, un uomo si rende conto che il suo corpo sta cambiando. Fra schizzi di sangue che fuoriescono, parti di metallo cominciano a spuntare da tutte le parti del suo corpo, così tubi, fili e pezzi di ferro prendono il posto dei suoi arti e della sua pelle. Perfino il suo organo genitale cambia: una enorme trivella metallica si sostituisce al suo pene e sarà la sua ragazza a pagarne le conseguenze, rimanendo sventrata in un rapporto sessuale delirante.

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Qual è il motivo di tutto ciò? Apparentemente lo ignoriamo, anche perché il mondo che si prospetta al protagonista è tutt’altro che rassicurante: tra visioni da incubo, l’uomo deve anche vedersela con una timida signora trovata in metropolitana, che si rivela però un orribile cyborg pronto al combattimento. In un delirio di trasformazioni, affiora il motivo che ha causato tutto questo: l’uomo è vittima di una punizione terribile, ma ci sono altre persone che, come lui, stanno subendo la stessa sorte infame…

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Quest’ esperimento di Tsukamoto si potrebbe definire un incubo cupo, in cui la trama conta poco o nulla. Lo scorrere delle immagini è frenetico e assordante, i rumori teneri della carne si sostituiscono a quelli duri del metallo in una prova d’estetica cyberpunk, dove il look e i vestiti sono composti da pezzi di ferro e acciaio fuso.

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In un bianco e nero totalmente asettico, Tsukamoto mostra la discesa negli inferi mentali di un uomo, che deve misurarsi col proprio corpo e con i suoi nuovi meccanismi, che non vanno più di pari passo con i normali impulsi a cui era abituato. L’ultimo elemento (sostituibile solo parzialmente) è il sentimento umano che ancora aleggia in mezzo ai ferri fino ad arrivare a un epilogo nichilista di totale fusione metallica, conseguenza inevitabile di un processo inarrestabile.

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Molto belli i rumori di cui il film è infarcito: sembra di stare in un’officina meccanica, con martelli che spaccano il ferro, suoni elettrici, trapani e trivelle assordanti. Apologia del progresso e della tecnologia? Difficile dirlo, perché TETSUO va preso come un trip delirante, una girandola di trasformazioni e di scene decisamente forti, poco adatte per chi ha lo stomaco debole.

Se andiamo a fondo però, vengono fuori anche le dolenti note e i difetti: se è vero che la durata del film è esigua, TETSUO risulta troppo dilatato per quello che effettivamente è: detto in soldoni, pur durando poco sembra troppo lungo. Progetto ambizioso, ma l’intenzione di stupire è studiata a tavolino e tanto basta per non poterlo considerare un capolavoro, poiché un cult diventa tale quando si aggiudica l’immortalità per una serie di eventi non calcolati, cosa che qua non avviene.

Esteticamente bellissimo ma di difficilissima catalogazione, è comunque da vedere. Curioso.