ROBOT MONSTER

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USA, 1953

REGIA: Phil Tucker

CAST: George Nader, Claudia Barrett, Selena Royle, John Mylong, Gregory Moffett, Pamela Paulson

Una famiglia americana vive isolata in una zona deserta, barricata nel giardino di una casa circondata da fili elettrici. Nei paraggi c’è Ro-Man, uno scimmione con la testa di un robot con due antenne che li cerca per distruggerli, poiché l’intenzione del mostro è quella di far fuori tutti gli umani per poter creare un habitat terrestre su cui abitare. Il padre (scienziato) ha creato un siero (già iniettato a moglie e prole) capace di debellare tutte le malattie del mondo (!), ma il mostro può contare sul suo “energizzatore”, uno scatolone spara bolle capace di renderlo fortissimo. Seguono trattative con l’alieno per avere la vita salva, con agguati e corse nel deserto.

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Con ROBOT MONSTER siamo ai livelli di Ed Wood, in peggio però, nel senso che perlomeno il buon Ed aveva un suo stile, qua invece è tutto talmente misero da suscitare tenerezza. Gli apparecchi futuristici fanno davvero ridere (antenne, pezzi di metallo e maschere di carnevale) e alla fine c’è pure una lotta tra animali preistorici mandati dall’alieno (lucertoloni che si azzannano).

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Definito da molti” uno dei peggiori film di fantascienza mai realizzati”, ROBOT MONSTER ha l’unico pregio di durare appena un’ora. Il piatto forte del film dovrebbe essere la presa di coscienza dello scimmione, che si rende conto di provare dei sentimenti per una bella ragazza (vi ricorda forse qualcosa?).

Girato in quattro giorni secchi con un budget irrisorio, ROBOT MONSTER è puerile, con dialoghi patetici, recitazione improvvisata, sceneggiatura assente e locations trovate a caso. Già all’inizio, quando vengono presentati i personaggi (notevole la mamma accreditata come “The Mother“) si capisce il tenore dell’operazione.

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Se siete trashisti convinti dategli comunque un’occhiata, se non altro perché fra i film “brutti” e “poveri” ROBOT MONSTER può sicuramente dire la sua.

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