LA MORTE DIETRO IL CANCELLO

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TITOLO ORIGINALE: Asylum

G.B. 1972

REGIA: Roy Ward Baker

CAST: Britt Ekland, Herbert Lom, Peter Cushing, Patrick Magee, Charlotte Rampling, Richard Todd, Megs Jenkins, Sylvia Marriott

Un medico si reca in un istituto psichiatrico in cerca di lavoro e apprende che il primario dell’ospedale, diventato pazzo, è stato ricoverato insieme agli altri pazienti. Il nuovo direttore decide quindi di lanciargli una sfida: il dottore sarà assunto se riuscirà a identificare l’ormai folle Dottor Starr che, sotto mentite spoglie, si comporta esattamente come gli altri ospiti del manicomio. Così, il nuovo arrivato decide di parlare con i malati dell’istituto per capire chi possa essere il dottore e, da questo filo conduttore, partono quattro storie che riguardano altrettanti ospiti della struttura.

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Nel primo episodio, un uomo fa a pezzi la moglie, deve però combattere con le parti recise del suo corpo che, uscite dal frigorifero, non gli danno tregua. Testa, gambe e braccia si muovono in maniera autonoma per tormentarlo, costringendolo a passare una notte di terrore.

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La seconda storia ha come protagonista un sarto, che un giorno riceve la visita di un misterioso signore (Peter Cushing) che gli fa una strana richiesta: l’artigiano deve confezionargli un vestito realizzato con una stoffa particolare. Il sarto fa il suo lavoro, ma il misterioso abito, una volta realizzato, si rivela in grado di risvegliare i morti.

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Il terzo segmento riguarda una ragazza (Charlotte Rampling) ossessionata da un’amica. Viene a galla una storia di schizofrenia, in cui la folle protagonista rimane vittima di uno sdoppiamento di personalità che la spinge a uccidere.

Infine, facciamo la conoscenza di un misterioso dottore che afferma di aver donato la vita a alcuni manichini. Ovviamente non viene creduto (ci troviamo pur sempre in un manicomio), ma quando il giovane interlocutore si accorge che i pupazzi sono in grado di muoversi autonomamente e che all’interno sono dotati di sangue e organi vitali deve ricredersi…

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Riuscirà il giovane a individuare fra questi pazienti il folle luminare? Lui forse no, ma lo spettatore sì, perché la soluzione non è poi così difficile. C’è da dire che tutte le storie sono piuttosto originali e, una volta tanto, vengono lasciati da parte vampiri e lupi mannari per dare spazio a spunti abbastanza fantasiosi. LA MORTE DIETRO IL CANCELLO non è un capolavoro, ma il risultato è ben sopra la sufficienza.

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Quando si fa la recensione di un film a episodi, dobbiamo tener conto del fatto che stiamo valutando varie storie che, difficilmente, possono essere messe sullo stesso livello. E’ normale che in una raccolta di racconti (e lo stesso discorso lo si potrebbe fare anche parlando di un’antologia letteraria) ci sia qualcosa che funziona meglio di qualcos’altro. Detto questo, c’è da dire che perlomeno, stavolta il filo conduttore che lega le storie è quantomeno bizzarro e ben strutturato.

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Il primo episodio non è chissà cosa, soprattutto perché le parti anatomiche sono avvolte dalla carta (ricordo che erano state posizionate in frigo) e quindi non si vede praticamente nulla. Peccato. Poi però si comincia a salire di quota grazie alla presenza di Peter Cushing nella seconda storia, che fa sempre la sua bella figura. Nemmeno il terzo episodio è particolarmente avvincente, ci sono però dei richiami alla sessualità e al lesbismo della protagonista piuttosto forti, poiché la sua “amica immaginaria” ha connotazioni morbose abbastanza evidenti. Detto in soldoni, appare fin troppo evidente il suo desiderio di una relazione saffica.

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Fortunatamente, l’ultima storia è inquietante, è quella che funziona meglio di tutte e il colpo di scena finale, anche se non proprio originale, riesce a regalare qualche brivido. In definitiva, LA MORTE DIETRO IL CANCELLO è consigliato a tutti gli amanti del cinema inglese e della gloriosa Amicus, che ancora una volta non rimarranno delusi dopo la visione. Non vi cambierà la vita, ma sicuramente avrete visto di peggio.

Curiosità: I film a episodi funzionavano bene sia per la distribuzione cinematografica che per quella televisiva. Nelle reti private di una volta infatti, capitava spesso di assistere a qualche singolo brano estrapolato da qualche pellicola e trasmesso nelle ore notturne.

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