MOTORPSYCHO!

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USA, 1965

REGIA: Russ Meyer

CAST: Haji, Alex Rocco, Sharon Lee, Holle K. Winters, Stephen Oliver, Joseph Cellini, Steve Masters

Lungo le strade del deserto californiano, tre motociciclisti passano il tempo a molestare e violentare le procaci ragazze che, casualmente, si aggirano da quelle parti. Gli uomini che cercano di difenderle vengono picchiati e uccisi, in un delirio di violenza che sembra non avere fine. In tutto questo, una ragazza sopravvissuta alle violenze avrà la sua rivalsa, aiutata da un medico intenzionato a vendicare sua moglie, brutalizzata e uccisa dai tre psicopatici.

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Motorpsycho! non è fra i migliori lavori di Russ Meyer, tuttavia il suo valore storico è altissimo per la gran quantità di stili e correnti derivati dall’estetica usata dal regista e per alcune tematiche qua presenti che, nel cinema degli anni a seguire, verranno sviluppate, ampliate e (ri)definite. La protagonista Haji (all’anagrafe Barbarella Catton, attrice canadese molto cara a Meyer e da lui utilizzata in molte sue pellicole) sembra comportarsi per certi versi come una delle tante vittime del filone Rape&Revenge che, con le sue regole ben precise, ancora doveva nascere, anche se qua la violenza non è mai disturbante e la rivalsa è più suggerita che mostrata. Poco erotismo in definitiva, perché i nudi non ci sono e tutto si limita alla violenza che i tre esercitano sulle ragazze, in maniera più “psicologica” che fisica, anche se i baci sulla bocca forzati alle vittime che finiscono fra le loro mani un po’ di disagio lo mettono comunque.

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Niente epidermide esposta dicevamo, tuttavia si vede l’interesse del regista a mostrare donne provocanti vestite con maglioncini aderenti, in bikini o comunque orgogliose di portare ampie scollature, in un contesto di nervosismo e violenza generale che anticipa i tanti film degli anni successivi che avranno come tematica i deliri causati dalla guerra in Vietnam.

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A prescindere dalla fama di “cult” che Motorpsycho! possiede, lo spettacolo è quello che è, molto baraccone e adatto al pubblico da drive-in dei tempi che furono, spesso noioso e non così trasgressivo come forse vorrebbe. Se togliamo le maggiorate, le scorribande in moto (simili a motorini) e i combattimenti poco credibili non rimane molto altro e ci si scorda in fretta della storia tirata per le lunghe. Famoso sì, ma di sicuro non fra i migliori lavori del regista.

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