TITOLO ORIGINALE: Theatre Of Death
G.B. 1967
REGIA: Samuel Gallu
CAST: Christopher Lee, Julian Glover, Lelia Goldoni, Jenny Till, Evelyn Laye, Ivor Dean, Joseph Fürst, Betty Woolfe, Leslie Handford
Durante la preparazione di uno spettacolo teatrale a Parigi, gli attori vivono in un clima di tensione dovuto alle severe pretese del regista Darvas (Christopher Lee); addirittura una ragazza viene plagiata e gli spettacoli diventano troppo realistici, tanto che un’attrice rischia la vita durante le prove. L’ambiente non è troppo limpido e contemporaneamente, alcune persone al di fuori del teatro vengono trovate completamente dissanguate.
I primi indizi farebbero pensare a Darvas, ma la verità non è così scontata: a causa di un passato oscuro, la mente dell’attrice preferita dal regista risulta completamente sconvolta e risponde a istinti difficilmente classificabili e così, la catena di morti diventa tutt’uno con gli spettacoli sanguinari messi in scena all’interno del teatro…
Produzione inglese e ambientazione parigina per questo gotico di Samuel Gallu. Christopher Lee è notevole, ma non è certo l’unico motivo per gustarsi fino in fondo il film, la sua presenza austera fornisce infatti un elemento importante per la sceneggiatura, ma dopo poco lascia il posto a una storia dove è la ricerca del colpevole a essere fondamentale.
Ipnosi e plagio sono il sale della sceneggiatura de IL TEATRO DELLA MORTE che, senza elementi troppo originali racconta una vicenda che a suo modo funziona. Non ci sono colpi di genio, non vediamo scene memorabili ma la struttura è solida e riesce nel suo intento: coinvolgere lo spettatore fino alla fine.
I personaggi si muovono in uno scenario curato e suggestivo, arredato con oggetti antichi, candelabri e quadri strani: non siamo in un castello ma poco ci manca. Notevole, inoltre si intravede la voglia di introdurre elementi erotici: assistiamo a uno spettacolo teatrale con tette in bella mostra e in IL TEATRO DELLA MORTE le pulsioni sessuali hanno un ruolo importante.
Se è vero che la storia per certi versi è prevedibile o non troppo fantasiosa, c’è da dire che è raccontata in maniera diligente e precisa. Gli amanti del genere apprezzeranno e gli estimatori di Christopher Lee rimarranno soddisfatti, anche se il piatto forte del film consiste negli elementi secondari, nei particolari che solo gli affezionati al genere possono notare.
Per tutti merita di sicuro una visione. Niente di eccezionale, ma valido per quello che vuole essere.