IL GATTO DAGLI OCCHI DI GIADA

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ITALIA, 1976

REGIA: Antonio Bido

CAST: Corrado Pani, Paola Tedesco, Franco Citti, Paolo Malco, Fernando Cerulli, Giuseppe Addobbati, Gianfranco Bullo

Discreto thriller che deve molto a Dario Argento. Mara (Paola Tedesco) è una ballerina che per caso, assiste all’omicidio di un farmacista senza però riconoscere l’assassino che, convinto invece di essere stato identificato, comincia a cercarla per ucciderla. Per stare al sicuro, Mara decide di trasferirsi a casa di Lukas, una sua ex fiamma, ma dopo poco altre persone vengono ammazzate dal killer misterioso. Lukas si appassiona al caso e decide di indagare, finché un suo vicino di casa gli fa conoscere una verità inaspettata: le persone uccise hanno tutte qualcosa in comune e dopo un po’ viene a galla il motivo (un evento accaduto in passato) che spinge l’assassino a uccidere…

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IL GATTO DAGLI OCCHI DI GIADA è il primo dei due gialli diretti da Antonio Bido (il secondo è Solamente Nero, 1978) e sono tantissimi gli elementi che rimandano, come dicevamo, ai film di Argento usciti in quegli anni: si comincia dal titolo ricalcato sul grande successo che ebbe Il Gatto A Nove Code e si prosegue nei dettagli che caratterizzano la storia, con musiche praticamente uguali a quelle già usate dai Goblin, inquadrature molto simili a quelle di Profondo Rosso, telefonate minatorie a una ragazza che “forse ha visto troppo”che sembrano provenire da L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo e un rapporto di complicità fra un uomo e una donna per certi versi simile alla collaudata coppia Hemmings-Nicolodi. Poi, sempre da Profondo Rosso, c’è il modo ultrasadico in cui l’assassino colpisce (con cappello e guanti): una donna rimane sfigurata in seguito a gravi ustioni; nel film di Argento la vittima moriva con la testa immersa nell’acqua bollente di una vasca da bagno, qua l’assassino le infila la faccia in un forno ma la sostanza cambia di poco…

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Detto questo, dobbiamo riconoscere a IL GATTO DAGLI OCCHI DI GIADA un certo ritmo, gli attori poi non sono niente male: Corrado Pani e Paola Tedesco un applauso se lo meritano, ma anche Paolo Malco e, soprattutto, Franco Citti godono di ottima formaAltri punti forti di questa pellicola sono la sceneggiatura solida e il finale abbastanza cupo e, cosa non da poco considerando le trame incasinate di tanti thriller del periodo, va riconosciuta a Bido la capacità di raccontare una storia in maniera chiara e pulita, senza troppi particolari inutili. Da recuperare.

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