AMMAZZARE IL TEMPO

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ITALIA, 1979

REGIA: Mimmo Rafele

CAST: Stefania Casini, Flavio Bucci, Fabio Garriba, Paola Morra, Angelo Infanti

Il successo maggiore Lidia Ravera lo raggiunse nel 1976 col suo romanzo Porci Con Le Ali, una storia che nell’Italia degli anni ’70 fece scandalo per i contenuti sessuali espliciti e, soprattutto, per il linguaggio scurrile usato dai due protagonisti. Puntualmente, le vicende di Rocco e Antonia (che sarebbe poi la stessa scrittrice) arrivarono al cinema l’anno dopo col film omonimo per scandalizzare un altro po’, tanto che la censura non fu troppo gentile col regista Paolo Pietrangeli e la scrittrice ne prese le distanze. Si narravano i percorsi di due ragazzi che esploravano la loro sessualità, tra impegno politico, studio e fasi della crescita.

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Nulla di eclatante, d’altronde l’Italia è da sempre sovrana quando si tratta di tirar fuori scandali, pettegolezzi e chiacchiericci spesso basati sul nulla, ma di fatto la Ravera dopo l’uscita del suo libro e, soprattutto, dopo il film di Pietrangeli decise di bissare e portò alla luce Ammazzare Il Tempo, un secondo romanzo dove, ancora una volta, più o meno indirettamente si parlava di politica e che, nuovamente, è diventato un film. Ora, capisco che qualcuno potrebbe chiedersi cosa c’entri tutto questo con un sito che basa la sua ragion d’essere sull’exploitation, ma le motivazioni per cui la pellicola del marito della Ravera è stata inserita qua non sono poi così tirate per i capelli come potrebbe sembrare.

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L’assoluta protagonista di questo film perlopiù dimenticato è Stefania Casini e, se proprio si vuol cercare un motivo d’interesse in questa operazione non c’è da andare troppo lontano, perché è solo la sua presenza che può giustificarne la visione. In altri termini, se amate l’attrice come il sottoscritto forse potrete digerire Ammazzare Il Tempo, se cercate altro lasciate tranquillamente perdere. La storia è quella di una scrittrice che intreccia un’amicizia con una ragazzina “difficile”, tra vuoti esistenziali, incomprensioni, eroina e psicanalisi spicciola. E’ il cinema delle “persone annoiate”, uno dei tanti ritratti della società che cercava di incasellare anche individui con un pensiero libero, tra sogni infranti e ideali che mal si conciliavano con la concretezza della vita quotidiana. Potremmo definirla la pornografia della noia quotidiana, una dimensione dove i protagonisti sono spinti a crearsi dei problemi per poi poterne discutere. E la noia, qua, è sia ideologica che concreta, perché a parte la Casini che parla continuamente senza mai arrivare a capo di nulla nel film non c’è altro.

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Pochi attori e poco sforzo, buona parte del film si svolge in casa della protagonista, che insieme alla sua ospite Baby Anna (il nome doveva essere probabilmente funzionale a delineare i lati bambineschi della ragazza), cioè la sexy stellina Paola Morra (Interno Di Un Convento, Suor Omicidi) che per l’occasione gira nuda e cerca i soldi per la droga, intavola discussioni di nessun interesse miste a volgarità e a parolacce e si confronta con il suo amante (uno spaesato Flavio Bucci che divide il suo tempo fra le due donne).

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L’intenzione del regista Mimmo Rafele era probabilmente quella di delineare le ansie e le paure dei giovani in un’Italia post sessantottina che, in piena crisi di valori, doveva rimettersi in discussione cercando nuove strade dove, fra ideali e senso di solitudine poneva i suoi figli in un angosciante limbo. collocato in mezzo a due realtà inconciliabili in cui il bisogno di calore umano cozzava con la necessità di affermare quotidianamente il proprio pensiero “libero”. Comunque, il titolo è indubbiamente azzeccato poiché i personaggi della storia per poter riflettere su ciò che sono o, meglio ancora, su quello che vorrebbero per loro stessi devono dare un senso alla loro vita e trovare un modo per Ammazzare Il Tempo, appunto.

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Curiosità: Nel film è presente la canzone Un’Emozione Da Poco di Anna Oxa, brano dove l’artista si interroga sul senso “dell’attesa” per qualcosa (in questo caso i sentimenti del suo uomo che non saranno mai forti e sinceri come i suoi), scelta azzeccata per la frustrazione che porta i protagonisti ad autoconvincersi di poter riuscire a essere felici in una vita priva di fondamenta.

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