CHI SEI?

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ITALIA, 1974

REGIA: Ovidio G. Assonitis

CAST: Gabriele Lavia, Juliet Mills, Richard Johnson, Elizabeth Turner, Nino Segurini, Joan Acti

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Una madre di famiglia con due figli piccoli nasconde un terribile segreto al marito: anni addietro un suo ex amante la convinse a partecipare a una cerimonia satanica. Dovrebbe trattarsi, in teoria, di una storia vecchia, ma succede un fatto che la costringe a fare i conti con il passato: in maniera inaspettata si accorge di essere nuovamente incinta e, inspiegabilmente, la sua gravidanza presenta caratteristiche incredibili, perché già dopo qualche settimana il bambino che porta in grembo sembrerebbe già quasi del tutto sviluppato.

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Poco alla volta la donna perde le staffe, diventa violenta e aggressiva con i figli ma, quel che è peggio, mostra i segni tipici di una possessione diabolica (cambio di voce, vomito verde ecc.), mentre il suo ex amante (che era stato dato per morto) torna nei paraggi per assicurarsi che il bimbo venga dato alla luce e per impedire al marito di farla abortire…

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Liquidare Chi Sei? come un’imitazione dell’Esorcista serve a poco, perché Ovidio G. Assonitis tiene sì in considerazione il lascito del film di William Friedkin ma il “complotto luciferino” ci ricorda Roman Polanski e il suo Rosemary’s Baby, eppure qua l’impatto del demonio nella vita di una tranquilla famiglia viene raccontato con uno stile molto personale e, alla fine, di derivativo c’è semmai il ghigno di Juliet Mills indemoniata che, per forza di cose, non può non ricordarci il viso di Linda Blair.

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Non propriamente un’imitazione all’italiana come tante se ne facevano, Chi Sei? ha una stile diverso dal prototipo hollywoodiano, è costruito come una favola nera e può contare su una buona sceneggiatura e su attori di alto livello come Gabriele Lavia e Richard Johnson. Bei momenti di tensione fra le mura domestiche con bambole che si animano, possessioni demoniache e agghiaccianti risate; Ovidio G. Assonitis ha costruito una storia competitiva e vendibile in tutto il mondo, che poco o nulla ha da invidiare alle ricche produzioni d’oltreoceano di quel periodo. Sicuramente merita una visione, a dimostrazione che il buon cinema “all’americana” lo sapevano fare anche gli italiani e il finale, intrigante nella sua semplicità, aggiunge alla storia un ulteriore tocco di classe.

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