SETTE SCIALLI DI SETA GIALLA

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ITALIA, 1972

REGIA: Sergio Pastore

CAST: Anthony Steffen, Sylva Koscina, Giovanna Lenzi, Giacomo Rossi-Stuart, Renato De Carmine, Umberto Raho, Annabella Incontrera

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Proviamo a fare un po’ di chiarezza (ma l’impresa è ardua), SETTE SCIALLI DI SETA GIALLA è un giallo intricatissimo dalla trama inverosimile. Ci sono alcune ragazze che, dopo aver ricevuto come regalo uno scialle vengono trovate uccise, e fin qua nulla di strano, ma è proprio il modus operandi dell’assassino a rendere assurda la storia: le vittime muoiono in seguito agli attacchi di un gatto dalle unghie appositamente avvelenate, spinto a graffiare da una sostanza di cui è imbevuto lo scialle indossato dalle ragazze.

Semplice e lineare, non trovate? Finale assurdo, anche perché rimane difficile capire con quale criterio una persona intenzionata a uccidere possa pensare di imbastire un simile casino; in ogni caso, la totale assenza di verosimiglianza dei thriller all’italiana è uno degli elementi che ha contribuito a rendere questo genere famoso nel mondo, se quindi avete intenzione di avvicinarvi a lavori di questo tipo dovete essere consapevoli che la coerenza spesso non è di casa.

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Incredibilmente, questa pellicola di Sergio Pastore uscita nel 1972 vanta una nutrita schiera di fans, anche se individuare con esattezza il motivo di tanto successo non è così semplice, o forse sarà proprio per l’assurdità della storia? In ogni caso, se durante la visione si vuol trovare qualcosa da apprezzare occorre soffermarsi sui particolari, cercando di non far caso all’incongruenza della trama. SETTE SCIALLI DI SETA GIALLA è un patchwork composto da elementi presi dai primi film di Dario Argento (e non solo) che, montati e mescolati hanno dato vita a un giallo violento con qualche trovata interessante ma noioso nel complesso.

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Ci sono telefonate minacciose, un cieco, rumori di uccelli in sottofondo e l’assassino vestito esattamente come nei primi film di Argento: tutti elementi presi da L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo e Il Gatto A Nove Code. Il “mosaico” però non si ferma qua: c’è un brutale omicidio sotto la doccia che ha tutta l’aria di provenire dal super classico Psycho di Hitchcock e non ci dobbiamo dimenticare che tutta la storia ruota intorno a una sartoria, location usata da Mario Bava per il suo Sei Donne Per L’Assassino. Questo giusto per dare un’idea, ma di “citazioni” (le virgolette sono obbligatorie) ce ne sono anche altre e lo spettatore più assennato ed esperto potrà divertirsi a esaminare i vari pezzi del puzzle: non manca neppure un richiamo a Quattro Mosche Di Velluto Grigio, sempre di Dario Argento.

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C’è da dire che alcune scene sono piuttosto trucide (una fra tutte, il massacro di una ragazza a colpi di rasoio) e se non altro, è possibile ammirare una Sylva Koscina ancora (almeno a parere di scrive) bellissima. Se qualcuno avesse voglia di prendersi la briga di guardare SETTE SCIALLI DI SETA GIALLA deve però tener presente che è un film che richiede un’attenzione altissima, perché come detto sopra la storia è davvero incasinata e basta un attimo per perdere il filo.

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Una curiosità: nel film c’è anche una sequenza presa da Una Lucertola Con La Pelle Di Donna che ad un certo punto vediamo scorrere su uno schermo. Dopo aver citato tutti i grande maestri del brivido, ci si poteva forse dimenticare di Lucio Fulci?

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