LA CALDA BESTIA DI SPILBERG

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TITOLO ORIGINALE: Helga, La Louve De Stilberg

FRANCIA/ ITALIA, 1978

REGIA: Alain Payet

CAST: Malisa Longo, Patrizia Gori, Claude Janna, Jacques Marbeuf, Dominique Aveline, Carmelo Petix, Olivier Matot

Sarebbe interessante capire come mai Stilberg (che sarebbe la prigione dove è ambientato il film) nel titolo italiano diventa Spilberg. Si possono fare tante ipotesi, eppure la maldestra traduzione nostrana ha tutta l’aria di un refuso, un errore dovuto probabilmente alla fretta o alla poca attenzione dei distributori. Nulla di grave, eppure questo “errore” dà la misura del valore che La Calda Bestia Di Spilberg ha: poco o nulla.

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La storia sembra ricalcata dai vari nazi-erotici in voga in quegli anni, ma senza la crudeltà tipica di quel filone. In un posto imprecisato c’è una specie di regime dittatoriale che si impone e a farne le spese sono le giovani “rivoluzionarie”, catturate e imprigionate in una specie di castello adibito a prigione. All’interno della struttura c’è Elsa, una crudele donna incaricata di supervisionare Stilberg che si diverte a frustare le prigioniere costringendole anche a forzati rapporti saffici. Lesbica? Non proprio, perché Elsa (una bellissima Malisa Longo) all’inizio del film si dà da fare anche con gli uomini, dimostrando all’occorrenza una natura bisex.

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Quando viene catturata una bella rivoluzionaria figlia di un politico avversario (Patrizia Gori), Elsa perde un po’ la testa e prova a sedurre la ragazza che, facendo buon viso a cattivo gioco, dimostra di gradire le attenzioni della spietata aguzzina, ma solo per guadagnare tempo e progettare la fuga. Tra stupri e umiliazioni (all’acqua di rose) le prigioniere vivono l’inferno, ma con l’arrivo dei rivoluzionari le cose sono destinate a cambiare e per la spietata direttrice di Spilberg arriva il conto da pagare…

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Il pornografo (e attore porno) Alain Payet gira una pellicola soft noiosa e scontata, sfrutta il corpo delle due dive Malisa Longo e Patrizia Gori e costruisce una serie di situazioni banali e noiose. Il piatto forte del film dovrebbero essere le umiliazioni e le violenze sessuali che le ragazze subiscono dalle guardie in calore e da Elsa, nome italianizzato (Helga nel titolo e nella versione originale) che in quattro lettere racchiude due personaggi in uno: si fa riferimento a Ilsala perfida guardiana interpretata da Dyanne Thorne in una manciata di pellicole exploitation dalla tematica simile a questa e a Hessa, la nazista protagonista dei fumetti di Renzo Barbieri e di Giorgio Cavedon nei primi anni ’70.

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Il problema di Helga, La Louve De Stilberg è che non funziona né sul piano del sesso né in quello della violenza, perché la recitazione è scadente e le punizioni inflitte alle ragazze si riducono a tiepide scenette dove le vittime vengono infastidite e palpate senza alcuna cattiveria, urlano come matte e si dimenano in maniera esagerata e inverosimile.

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Belle e sprecate Malisa Longo Patrizia Gori, sul resto del cast è meglio sorvolare.

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