SOTTO IL VESTITO NIENTE

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ITALIA, 1985

REGIA: Carlo Vanzina

CAST: Renée Simonsen, Tom Schanley, Donald Pleasence, Nicola Perring, Cyrus Ellias, Anna Galiena, Sonia Raule

Bob è un guardiacaccia che vive fra i boschi dell’America; è in contatto telepatico con Jessica, sua sorella gemella che fa la fotomodella a Milano. All’improvviso Bob ha una premonizione: Jessica è in pericolo di vita e potrebbe essere uccisa da un momento all’altro, così parte per Milano ma gli viene comunicato che la ragazza risulta scomparsa.

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Facendosi aiutare da un commissario di polizia prossimo alla pensione (Donald Pleasence), Bob entra nell’ambiente della “Milano Da Bere”, un microcosmo (ma non troppo “micro”) di persone ricche, viziate e cocainomani e conosce anche una bellissima modella (Renée Simonsen) che gli fa un po’ perdere la testa. Una per volta, le ragazze che ruotavano intorno a Jessica vengono uccise da una mano guantata armata di forbici e viene alla luce una realtà fatta di ricatti, droga, festini e roulette russa, dietro alla quale si nasconde un’insospettabile mente malata che sta portando avanti una personale e feroce vendetta…

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Fu una bella sorpresa l’uscita di questo film. Grande successo di pubblico grazie anche a un titolo intrigante, destinato a diventare cult. Cosa significa la frase “SOTTO IL VESTITO NIENTE” viene ben spiegato in una sequenza: modelle che sfilano in passerella, un bel trucco, una bella faccia e niente altro. In pratica, riassume in maniera lapidaria la vacuità di chi vive solo di apparenza.

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La vicenda è ben strutturata e Vanzina, esperto della Milano lussuosa e snob, imbastisce un giallo (con sceneggiatura di Franco Ferrini) che regge bene dall’inizio alla fine. Il film fu anche il trampolino di lancio per la bellissima Renée Simonsen, meteora anni ’80 (ex moglie di Simon Le Bon dei Duran Duran) dalla bellezza spiazzante, che grazie a SOTTO IL VESTITO NIENTE ebbe diverse stagioni di notorietà.

Bravo come al solito Donald Pleasence, che interpreta un commissario preciso puntiglioso. Il finale è notevole e dopo un’ora e mezza di sangue, delitti, donne nude e pubblicità alle più importanti case di moda (Gucci e Armani in prima linea), viene da dire che non ci si pente del prezzo del biglietto. Un film che al tempo, seppur diretto da un regista specializzato in altri generi (prima fra tutte le commedia), risultò in grado di competere con chi i gialli e i thriller li produceva di professione.

Da vedere, se non altro per farsi un’idea della Milano dei tempi che furono.

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