RITI, MAGIE NERE E SEGRETE ORGE NEL TRECENTO

alt="riti magie nere e segrete orge nel trecento"

ITALIA, 1973

REGIA: Renato Polselli

CAST: Mickey Hargitay, Rita Calderoni, Tano Cimarosa, Christa Barrymore, Raoul Traucher, Marcello Bonin, William Darni, Catia Cardinali

All’interno del castello di Balsorano alcuni individui non meglio identificati cercano di riportare in vita la strega Isabella, bruciata nel Medioevo. Contemporaneamente, nell’altra ala del maniero altre persone stanno realizzando una festa, ignari dei rituali che si stanno svolgendo nelle stanze adiacenti.

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A dispetto del titolo, ci troviamo ai giorni nostri e fin da subito è evidente la bizzarrìa del progetto: una girandola psichedelica con rumori di persone che fanno sesso accompagnano i titoli di testa, dopodiché comincia il delirio: gente che si agita e corre spaventata (non sappiamo da cosa), pipistrelli di cartone fatti svolazzare coi fili, un uomo con la faccia mezza bruciata che si dispera e Mickey Hargitay, che mostra le sue epiche sopracciglia aggrottate per incutere timore.

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In RITI, MAGIE NERE E SEGRETE ORGE NEL TRECENTO la fotografia è pessima e la colonna sonora è un misto di jazz e gemiti di piacere dal ritmo incalzante, un sound perfetto per far risaltare le donne nude del film, che mostrano il seno nudo spostandosi da una parte all’altra del castello. Da segnalare Rita Calderoni, presente in altri film del regista e abituata a questo tipo di produzioni.

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Il bello è che Renato Polselli era convinto di quello che faceva e ai ragazzi di Nocturno (a cui va il merito, non da poco, di aver riscoperto per primi le opere di questo regista) ha detto che il film era qualcosa che doveva ritrarre la popolare superstizione. Bersaglio mancato ma poco importa, perché il suo cinema è psichedelico ai massimi livelli.

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Il fatto è che risulta molto difficile capire fino a che punto Polselli faccia apposta a mettere in scena siparietti ridicoli e ogni tanto, il dubbio che abbia voglia di prendere in giro lo spettatore c’è, ma non è dato sapere se siamo noi che non riusciamo a capire il suo modo di girare o se è lui che non ha la più pallida idea di come si allestirsce un film. E’ grazie a questo dubbio (che non troverà mai soluzione) che Renato Polselli rimarrà sempre nell’immaginario collettivo dei cinefili più assennati.

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