IL MULINO DELLE DONNE DI PIETRA

alt="il mulino delle donne di pietra"

ITALIA/ FRANCIA, 1960

REGIA: Giorgio Ferroni

CAST: Pierre Brice, Scilla Gabel, Wolfgang Preiss, Dany Carrel, Liana Orfei, Marco Guglielmi

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Un giornalista (Pierre Brice) si reca in Olanda per scrivere un articolo su un famoso mulino, all’interno del quale abita un vecchio artista con la figlia malata. L’uomo ha realizzato un enorme carillon meccanico che, collegato alle pale della struttura riproduce un carosello di statue rappresentanti diversi personaggi sanguinari della storia: serial killer, maniaci, avvelenatrici ecc.

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Mentre il giovane è impegnato a stendere una relazione su quella particolare invenzione, la figlia del proprietario di casa (Scilla Gabel) si innamora di lui e, da quel momento in poi, cominciano i guai, perché la ragazza ha infatti bisogno di continue trasfusioni di sangue per poter rimanere in vita, ridotta in uno stato semi artificiale. Alcune persone vengono rapite, in modo da poter disporre del plasma necessario alla ragazza e le vittime, successivamente imbalsamate e trasformate in statue, servono per arricchire il delirante carillon.

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IL MULINO DELLE DONNE DI PIETRA rappresenta una delle vette massime del gotico italiano. La ricostruzione all’interno del mulino è meravigliosa, con colori pastellati, ragnatele, mobili antichi, porte scricchiolanti e lampade a olio. Le attrici di spicco in questa pellicola sono Scilla Gabel, volto noto del cinema italiano dell’epoca e interprete di molti peplum (utilizzata spesso per la sua somiglianza a Sofia Loren) e Liana Orfei (sorella di Moira).

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Il plot pesca molto da La Maschera Di Cera (le statue che in realtà sono cadaveri), ma il risultato finale è qualcosa di molto originale. La storia ogni tanto arranca un po’ ma non è un problema, perché anche se IL MULINO DELLE DONNE DI PIETRA racconta per l’ennesima volta la solita vicenda dello scienziato pazzo che ruba sangue per tenere in vita una persona altrimenti destinata alla morte, questo horror di Giorgio Ferroni va apprezzato per i bei colori e per le accurate scenografie, in grado di trasportare lo spettatore in una dimensione quasi magica, anche perché l’idea di trasformare un mulino a vento in una dimora gotica è molto suggestiva e innovativa, una location diversa dal solito castello.

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Tra i responsabili della sceneggiatura ci sono due nomi che in futuro diventeranno registi nel cinema italiano: Pier Ludovico Pavoni e Ugo Liberatore (ricordati soprattutto per gli erotici esotici dei primi anni ’70). Non male anche l’armamentario del dottore per effettuare le trasfusioni alla figlia: un set di alambicchi, vetri, tubi e macchinari strani. IL MULINO DELLE DONNE DI PIETRA alla sua uscita suscitò un po’ di scandalo, in quanto l’erotismo mostrato era abbastanza audace per l’epoca; nulla di esplicito, sia chiaro, ma già la strada per mostrare nudità si stava spianando.

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