KILLER PARTY

alt="killer party"

USA, 1986

REGIA: William Fruet

CAST: Martin Hewitt, Ralph Seymour, Elaine Wilkes, Paul Bartel, Sherry Willis-Burch, Alicia Fleer, Woody Brown

alt="killer party"

Negli anni ’80, quando le confraternite studentesche andavano tanto di moda al cinema, in tanti non hanno perso l’occasione di ambientare commedie horror nei college. E’ il caso di questo mediocre KILLER PARTY, realizzato da un regista che in altri ambiti aveva dato invece prove soddisfacenti ma che invece, qua è alle prese con un plot stra abusato che presenta situazioni scontate e poco interessanti.

alt="killer party"

Un gruppo di studenti si appresta a passare la notte del primo d’Aprile in una casa abbandonata, dove 25 anni prima un ragazzo aveva perso la vita. La prima ora di film serve unicamente per mostrare le inutili scorribande dei ragazzi del college e così, in una vicenda che ha i toni di una commedia adolescenziale (datata), tre sgallettate fanno di tutto per farsi accettare all’interno di una prestigiosa confraternita (con tanto di rito d’iniziazione), tra trovate goliardiche e innamoramenti facili. Le cose cambiano un po’ quando la festa all’interno della villa ha inizio, pare infatti che una misteriosa presenza cerchi di terrorizzare gli studenti, ma per tutti è difficile, dato il clima festaiolo, avere una percezione oggettiva del pericolo. Tra scherzi di cattivo gusto e battutine che non fanno ridere, una ragazza viene posseduta dallo spirito del ragazzo morto e comincia a comportarsi come Linda Blair nel film di William Friedkin.

alt="killer party"

In un quarto d’ora fulminante muoiono quasi tutti (infilzati, decapitati, fritti dall’alta tensione ecc.), mentre l’indemoniata si agita fra le stanze della casa mostrando tutti i segni tipici della possessione diabolica (occhi bianchi, ghigno con perdita di bava ecc). La poveretta ce la mette davvero tutta per fare paura: striscia per terra, si arrampica sui muri, cammina a testa in giù, si attacca al soffitto e digrigna i denti davanti alle compagne e, se consideriamo che nel film non scorre una sola goccia di sangue, quello che ne esce è un arrosto indigeribile anche per gli horrormaniaci di bocca buona. Acconciature cotonate, colonna sonora insopportabile, tensione a zero, brividi inesistenti, noia diffusa e sensazione di perdita tempo fanno di KILLER PARTY una delle tante brutture horror adolescenziali che venivano prodotte anni fa in scala industriale. Era orrendo allora, figuratevi oggi.

alt="killer party"