I SPIT ON YOUR GRAVE

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USA, 2010

REGIA: Steven R. Monroe

CAST: Sarah Butler, Andrew Howard, Daniel Franzese, Jeff Branson, Rodney Eastman, Chad Lindberg

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Quando si vuole batter cassa senza troppo sforzo è inevitabile che, a risentirne, siano le idee. In questo senso, i remake offrono quasi sempre un guadagno sicuro, perché con la scusa di rispolverare vecchi classici del passato (che a volte non sarebbero nemmeno così “vecchi, ma questo è un altro discorso) si prende una sceneggiatura già pronta e scodellata senza bisogno di doversi inventare qualcosa di innovativo, si rigira quello che già è stato fatto in una veste più moderna, si aggiunge o si toglie qualcosa e si ripresenta il tutto per un pubblico vecchio e nuovo. I più “anziani” pagano il prezzo del biglietto per la curiosità di vedere il nuovo vestito messo addosso a un soggetto che già conoscono e i più giovani prendono il progetto per buono, spesso senza fare troppi paragoni con l’originale. E’ un po’ quello che succede con la musica: quando non c’è molto tempo e voglia di scrivere qualcosa di nuovo si prende una canzone già fatta e si fa una cover, in fondo qualche scusa per giustificare l’operazione si trova sempre: amore per quell’artista, un ricordo del passato che si aveva voglia di omaggiare e così via.

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In questo caso l’operazione è di quelle facilissime, perché già il prototipo del 1978 diretto da Meir Zarchi (qua nuovamente coinvolto nel progetto in qualità di produttore esecutivo) non aveva una sceneggiatura articolata e replicare una storia del genere non richiede un grande sforzo: c’è una giovane scrittrice che per scrivere il suo nuovo romanzo decide di recarsi in un luogo isolato in mezzo ai boschi, lontano dallo stress cittadino e dalle distrazioni generate dal caos. Arrivata a destinazione viene braccata da un gruppo di balordi che la violentano a turno senza pietà e, lo sceriffo del posto (con moglie incinta e figlia piccola) che dovrebbe proteggerla e arrestare i giovani stupratori si rivela un porco cinico e spietato, che sfoga su di lei la sua libidine unendosi agli altri.

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Dopo tanta violenza, la ragazza si getta nel fiume per suicidarsi, ma il suo corpo non viene mai trovato e gli aguzzini entrano nel panico, perché per loro sbarazzarsi del cadavere è necessario per chiudere la faccenda senza che nessuno sospetti di nulla, ma la vittima si aggira nei boschi e medita vendetta, si trasforma in una spietata macchina da guerra e rende pan per focaccia a tutti quanti, inventandosi bizzarri metodi di tortura per sfogare la sua rabbia…

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A voler esser buoni, un pregio I Spit On Your Grave ce l’ha: il regista Steven R. Monroe non insiste troppo sui dettagli dello stupro (una lunga sequenza che, in ogni caso, per molti può risultare disturbante) e si serve dell’accanimento che i mostri riversano sulla vittima per trovare un pretesto che giustifichi il successivo bagno di sangue. La differenza sostanziale con l’originale sta proprio qua, perché nel film del 1978 le sevizie ai danni della protagonista coprivano quasi tutto il film e la vendetta si consumava in fretta, stavolta invece succede il contrario e viene data molta più importanza alla reazione della vittima che, in maniera del tutto inverosimile si inventa punizioni assurde per far soffrire gli aggressori.

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Torture fantasiose, dicevamo, ma troppo sceme per riuscire a impressionare: gente sciolta nell’acido, uno dei cattivi legato a un albero, costretto a ingoiare un topo e dato in pasto ai corvi, una fucilata nel retto e via delirando. I Spit On Your Grave è uno spettacolo baraccone volutamente esagerato, una sagra del disgusto che ha come unico scopo quello di stupire e di fare schifo, un esercizio fatto apposta per stupire il pubblico che con lo scorrere del tempo durante la visione si domanda come morirà la prossima vittima. Sarebbe inutile specificare che in uno spettacolo di pura exploitation come questo non vanno cercati messaggi nascosti o particolari chiavi di lettura, perché l’intenzione di intrattenere mostrando solo e soltanto particolari ripugnanti appare evidente, ma l’impianto è davvero grossolano e tutto suona così falso e caricaturiale che è impossibile rimanere scioccati. Tanto rumore per nulla verrebbe da dire, in fondo anche se la locandina sembrerebbe promettere chissà quali traumi è un film che si dimentica in fretta…

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