TITOLO ORIGINALE: La Noche De Walpurgis
SPAGNA/ GERMANIA, 1971
REGIA: León Klimovsky
CAST: Paul Naschy, Gaby Fuchs, Andrés Resino, Yelena Samarina, José Marco, Betsabé Ruiz, Barta Barri
Impegnata nella stesura di una tesi sulle entità ultraterrene, una ragazza si reca insieme a un’amica nei pressi di una zona dove, secondo lei, è sepolta una contessa vampira e, girovagando nel bosco, le due s’imbattono in un uomo che offre loro ospitalità. Secondo il proprietario di casa mancherebbe poco al Valpurga, una notte in cui i demoni si risvegliano per dar vita a un sabba infernale. Casualmente (ma guarda un po’!) scoprono che vicino alla casa dell’uomo c’è sepolta proprio la succhiasangue che stavano cercando…
La contessa, quando era in vita, amava bagnarsi col sangue di giovani ragazze (in perfetto Bathory style) e di conseguenza, ne basta qualche goccia caduta dal classico graffio sulla mano per ridarle tutto il suo vigore. Quando arriva la notte fatidica si scoprono le carte: l’uomo è un lupo mannaro e la contessa organizza una cerimonia di sangue per sacrificare una delle due incaute ficcanaso e per vampirizzare l’altra, ma si sa, due esseri malvagi non possono collaborare, quindi rimane da stabilire se sarà il licantropo a avere la meglio sulla diabolica donna o viceversa…
L’idea non era male: unire il mito del lupo mannaro a quello della contessa Bathory poteva davvero funzionare, ma LE MESSE NERE DELLA CONTESSA DRACULA si pone al di sotto delle aspettative. Jacinto Molina/ Paul Naschy nei panni del licantropo fa ridere e sono diventate memorabili le sue trasformazioni con pelo posticcio appiccicato sopra il suo ghigno sbavante.
Se è vero che poteva almeno venirne fuori un discreto trash, l’esperimento fallisce (almeno in parte) per l’eccessiva lentezza di alcuni passaggi, la verbosità dei dialoghi e l’incongruenza di molte situazioni. In più, la mediocre recitazione e la sceneggiatura un po’ confusa contribuiscono ulteriormente a farne un film tutto sommato noioso. Rimane qualche bel paesaggio, una discreta fotografia, un po’ di sangue e di erotismo. Peccato, perché il titolo prometteva bene…
