IL PAESE DEL SESSO SELVAGGIO

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TITOLO ALTERNATIVO: Deep River Savages

ITALIA, 1972

REGIA: Umberto Lenzi

CAST: Ivan Rassimov, Me Me Lay, Prasitsak Singhara, Sulallewan Suxantat, Ong Ard, Pipop Pupinyo

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Un fotoreporter londinese (Ivan Rassimov), in vacanza nei pressi di Bankok, uccide involontariamente un uomo durante una rissa in un locale e, correndo per le strade della Thailandia per sfuggire alla polizia, si inoltra nella parte selvaggia e meno turistica del paese, in compagnia di una guida che comprende la sua lingua. Dopo aver attraversato posti impervi, l’uomo viene catturato da una tribù di selvaggi e portato all’interno della foresta, in un primitivo accampamento.

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In un posto fuori dal tempo, il giovane reporter viene tenuto prigioniero, legato e chiuso dentro una gabbia e il trattamento che subisce è durissimo: non riuscendo a comprendere l’origine “diversa” e la pelle bianca dello straniero, egli viene visto come un potenziale invasore e nemico e, per questo, schernito e torturato, ma le cose cambiano quando tenta di salvare la vita a un bambino malato di difterite, perché da quel momento, i rapporti con la tribù mutano radicalmente: il prigioniero dimostrerà a tutti di essere un eroe.

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Tante sono state, nel corso degli anni, le discussioni per stabilire se il cannibal movie lo abbia inventato Umberto Lenzi con questo film o Ruggero Deodato col successivo Ultimo Mondo Cannibale. In realtà, in questa pellicola di sangue ce n’è poco (e anche di sesso, nonostante il titolo) e la storia non è minimamente incentrata sugli attacchi dei cannibali. Diciamo quindi che, ufficialmente il genere lo ha sdoganato Deodato, che al massimo potrebbe aver avuto qualche ispirazione da questo film.

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Assistiamo comunque a vere uccisioni di animali, caratteristica che nei successivi cannibal diverrà un vero e proprio infame marchio di fabbrica. La produzione è firmata dal grande Ovidio G. Assonitis, che forse con questo film tocca il suo più grande insuccesso, sia di pubblico (incassi quasi inesistenti al botteghino) che di critica. La sceneggiatura è di Francesco Barilli, che farà di meglio successivamente con la regia dei suoi due film (Il Profumo Della Signora In Nero e Pensione Paura).

Noia allo stato puro.

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