TITOLO ORIGINALE: Dr. Blood’s Coffin
G.B. 1961
REGIA: Sidney J. Furie
CAST: Kieron Moore, Hazel Court, Ian Hunter, Kenneth J. Warren, Paul Hardtmuth, Paul Stockman
Il titolo farebbe pensare a chissà cosa, in realtà LA BARA DEL DOTTOR SANGUE è la classica storia dello scienziato pazzo con la fissa di riportare in vita i cadaveri e, oltretutto, di sangue non ce n’è. Pescando dal mito di Frankenstein che negli anni ’60 offriva lo spunto a registi e produttori sparsi in varie parti del mondo per realizzare storie che vedevano protagonisti mad doctors col pallino della scienza, Sidney J. Furie decide di dire la sua e, avvalendosi della sceneggiatura di Nathan Juran, dirige una vicenda con poca verve e senza troppa fantasia.
Ambientato nel Galles, il film racconta dei tentativi di un folle studioso di rianimare i cadaveri e, tra ingenuità e situazioni tirate per le lunghe, arriva un epilogo interessante sulla carta ma realizzato in maniera superficiale. C’è pure uno zombi, ma lo script mediocre di Juran, unito alla regia svogliata di Furie danno vita a una pellicola fondamentalmente noiosa e poco interessante. Tutto è giocato sui dialoghi, ma la scelta si rivela non troppo felice: LA BARA DEL DOTTOR SANGUE avrebbe avuto bisogno di colpi di scena significativi in grado di stupire lo spettatore, invece tutto procede in maniera piatta e incolore.
In DR, BLOOD’S COFFIN comunque, non è la poca originalità della trama il difetto maggiore, in fondo tanti film che funzionano bene hanno una storia scontata , il problema è che stavolta non c’è nulla che rimanga impresso e così, tra scambi di battute più o meno inutili fra gli attori, qualche squarcio (suggestivo, questo va detto) del panorama e qualche location azzeccata, tutto si muove in maniera pesante e, dopo un po’, lo spettatore capisce che non succederà nulla di emozionante.
Per concludere: se amate storie simili a questa il mio consiglio è di dare un’occhiata al vasto panorama della Hammer o comunque, di rivolgervi altrove. Per carità, si nota una certa capacità tecnica del regista e una cura (almeno formale) della confezione, purtroppo però stavolta la noia prende il sopravvento e è molto difficile riuscire a non sbadigliare di fronte a una storia raccontata come se fosse un dramma, dove chi guarda spera che la parola “fine” arrivi in fretta. Solo per appassionati incalliti.