DELIRIA

Stage Fright

ITALIA, 1987

REGIA: Michele Soavi

CAST: David Brandon, Barbara Cupisti, Domenico Fiore, Robert Gligorov, Giovanni Lombardo Radice, Mary Sellers, Loredana Parrella

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Mentre un gruppo di attori sta provando uno spettacolo teatrale, un pazzo criminale evade dalla clinica psichiatrica e si dirige all’interno del locale. Tra nervosismo e tensione cominciano a fioccare i morti, ma il gruppo si rende conto di essere in trappola: il teatro è completamente blindato e nessuno sembra avere le chiavi per aprire le porte. Senza alcun modo di comunicare con l’esterno, gli attori si trovano a dover fronteggiare un nemico mascherato da barbagianni che, uno alla volta, cerca di far fuori tutti quanti…

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Prodotto da Massaccesi, DELIRIA è probabilmente il miglior prodotto della Filmirage, la casa di produzione del grande Joe D’Amato che ha lanciato Michele Soavi come regista. C’è da dire che il suo esordio dietro la macchina da presa non passa inosservato: un’atmosfera di totale claustrofobia ha fatto guadagnare a questa interessante pellicola il primo premio al Festival Di Avoriaz. Con pochi mezzi e un gruppo di attori assennati, Soavi realizza una storia fondamentalmente semplice, ma piena di spunti visionari e trovate interessanti.

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L’assassino indossa una maschera da barbagianni (la citazione a Il Fantasma Del Palcoscenico è evidente) e il bel cast regala una prova notevole. La scuola argentiana si vede, ma Soavi dimostra di aver appreso bene tutti gli insegnamenti e di saper camminare perfettamente con le proprie gambe. Molti i nomi di spicco del nostro cinema di genere: primo fra tutti David Brandon, bravo come al solito con picchi di rabbia e isteria notevoli. Da segnalare anche Barbara Cupisti, Giovanni Lombardo Radice e Mary Sellers (che lavorerà molto per la Filmirage).

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Scene splatter ben dosate e mai esagerateche funzionano come condimento per una storia basata sul classico gruppo di persone, morte ammazzate dal maniaco di turno. Bella prova. E se è vero che nella botte piccola ci sta il vino buono questa è la dimostrazione. Sceneggiatura di Luigi Montefiori.

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