IL CERVELLO DI DONOVAN

Donovan’s Brain

USA, 1953

REGIA: Felix E. Feist

CAST: Lew Ayres, Gene Evans, Nancy Davis, Steve Brodie, Tom Powers, Lisa Howard, James Anderson, Victor Sutherland

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Un cervello tenuto in vita artificialmente condiziona la vita di uno scienziato e lo spinge all’omicidio.

A seguito di un incidente, un magnate rischia la vita. A risolvere la situazione ci pensa uno scienziato che sta conducendo alcuni studi sul cervello umano, così l’encefalo del moribondo viene estratto dal cranio e posto dentro una teca di vetro, collegato a fili e a elettrodi. Lo scopo del dottore è quello di mantenere l’organo in vita dopo averlo separato dal resto del corpo, ma l’esperimento presenta degli esiti imprevisti, perché il cervello plagia la personalità del dottore fino a piegarlo alla sua volontà.

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L’uomo assume un comportamento inusuale,comandato dalle onde cerebrali che arrivano a spingerlo addirittura all’omicidio, ma lo scienziato viene tradito dai suoi stessi movimenti, che insospettiscono diverse persone…

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Il film è tratto dalla novella Donovan’s Brain di Curt Siodmak del 1943 che oltre a questa, può vantare altre due trasposizioni (La Donna E Il Mostro del 1944 e L’Uomo Che Vinse La Morte del 1962). La storia è raccontata senza sbavature ma è piuttosto lenta e, se si aggiunge la povertà dei mezzi, ne viene fuori una vicenda curiosa sotto qualche aspetto, ma complessivamente noiosa.L’assenza di effetti speciali si fa sentire troppo (c’è solo il cervello con i fili attaccati) e IL CERVELLO DI DONOVAN può contare solo sulle espressioni facciali del protagonista, che aggrotta un po’ le sopracciglia per evidenziare le intenzioni cattive, ma la regia è troppo didascalica, la recitazione e dialoghi sono perlopiù inutili e dopo un po’ il tedio prevale.

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Poco approfondimento psicologico, poca enfasi nel rappresentare i fatti e troppo manierismo danno l’impressione di un compitino svolto senza troppa fantasia che non ha nessun asso nella manica per colpire lo spettatore. Solo per gli appassionati della sci-fi dei tempi che furono, gli altri possono passare oltre.