LA FRUSTA E IL CORPO

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Italia, 1963

REGIA: Mario Bava

CAST: Daliah Lavi, Christopher Lee, Tony Kendall, Ida Galli, Luciano Pigozzi, Gustavo De Nardo, Harriet Medin

LA FRUSTA E IL CORPO è un gotico dal sapore classico, anche se Bava inserisce elementi un po’ più audaci rispetto ad altri esempi dell’epoca. Qua c’è Nevenka (Daliah Lavi), una donna sposata con il barone Cristiano che nasconde un’attrazione morbosa per il perverso Kurt (Christopher Lee), fratello del marito: in passato, i due erano legati da un rapporto sadomasochistico, ma Nevenka sembra ancora succube dei piaceri della frusta che le riserva il sadico amante. Kurt viene trovato ucciso e la donna si sente perseguitata dal suo spettro, ma è davvero il fantasma dell’uomo a tormentarla o c’è dell’altro?

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Avvalendosi della sceneggiatura dell’esperto Ernesto Gastaldi, Mario Bava narra una storia macabra e perversa, riuscendo a donare romanticismo a una tematica che in altre mani avrebbe avuto sicuramente un peso diverso: Daliah Lavi è vittima del suo masochismo e non riesce a comprendere il confine fra amore e perversione, mentre Christopher Lee con la forza del suo sguardo (e della sua frusta) riesce a tenerla in pugno donandole piacere e sofferenza.

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Tutta la storia è ambientata in un castello e il regista non rinuncia alle suggestioni che una magione del genere è in grado di donare: con il sapiente uso delle luci, l’ottima fotografia e i colori tipici del cinema di Bava, LA FRUSTA E IL CORPO è un gotico di altissimo livello, che oltre a offrire una tensione costante cerca di esplorare il non facile universo del sesso vissuto con sofferenza fisica in un ormai lontano 1963.

In I Tre Volti Della Paura si parlava del rapporto lesbico fra due donne, in Sei Donne Per L’assassino c’era un uomo schiavo della cocaina e qua si evidenzia il piacere sessuale che deriva dal rapporto schiavo-padrone: Mario Bava era un regista all’avanguardia non soltanto nel raccontare gli sviluppi che l’horror e il thriller avrebbero avuto negli anni a venire, ma anche per tante tematiche che in quegli anni di certo non era facile raccontare.

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In definitiva, la visione de LA FRUSTA E IL CORPO è consigliata a tutti, perché anche se Daliah Lavi non ha lo stesso carisma della Barbara Steele de La Maschera Del Demonio (a detta di molti, il miglior gotico italiano mai realizzato), la caratura è altissima e Christopher Lee ha una parte splendida e perversa. Pochi i colpi di scena, ma la storia non ha mai cedimenti o cadute di tono. Il ritmo è lento, ma la noia non sopraggiunge mai.

Per chi scrive, uno dei migliori film di Mario Bava.

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