LA RABBIA DEI MORTI VIVENTI

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TITOLO ORIGINALE: I Drink Your Blood

USA, 1970

REGIA: David Durston

CAST: Bhaskar Roy Chowdhury, Jadin Wong, Rhonda Fultz, George Patterson, Riley Mills, Tyde Kierney

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Titolo italiano azzeccato, anche se nel film non ci sono zombi. LA RABBIA DEI MORTI VIVENTI racconta le vicende di alcuni hippies dediti al culto di Satana che, sotto l’effetto dell’LSD, nelle campagne newyorkesi violentano e uccidono senza remore chi gli capita a tiro. Un bambino, per vendicare l’abuso della sorella e il nonno malmenato, contamina dei pasticci di carne col sangue di un cane idrofobo e fa in modo che i componenti della banda se ne cibino. La conseguenza è che i delinquenti diventano ancora più violenti, contaminando a loro volta un gruppo di operai nei pressi di un cantiere. Tutto si risolve in un bagno di sangue…

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I DRINK YOUR BLOOD è un titolo che, prevedibilmente, si è conquistato lo status di cult. A prescindere dalla riuscita o meno, gli elementi cari all’exploitation ci sono tutti: una setta sanguinaria in puro Manson style (gli anni erano quelli), nudità che rimandano a un certo clima di libertà sessuale post ’68, sangue e trama delirante. Eppure, anche se indubbiamente il film nella sua follia è curioso, a emergere sono più i difetti che i pregi. Detto questo, di sicuro non saranno di certo gli amanti del grindhouse a far pesare la povertà dell’insieme. LA RABBIA DEI MORTI VIVENTI decolla solo dopo i primi quaranta minuti, quando la follia esplode definitivamente e si comincia a vedere il sangue (realizzato in maniera casereccia). D’altronde, il pubblico da drive in che apprezza progetti come questo si aspetta di vedere effettacci e mostruosità e non ha voglia di pipponi filosofici.

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A dirla tutta, un paio di trovate degne di essere ricordate ci sono: il nonno picchiato e poi rimandato a casa non può non strappare una risata (e si insinua pure il dubbio che i cattivoni lo abbiano drogato con un bel po’ di LSD!) e il ragazzino che toglie il sangue a un cane idrofobo per usarlo come ingrediente nelle tortine di carne è una follia che non passa inosservata. Purtroppo, il film di David Durston è noioso e i troppi dialoghi inutili lo appesantiscono inesorabilmente. Si nota la volontà di colpire lo spettatore mostrando uomini e donne nudi con un contorno di sangue, all’interno di una vicenda che pesca anche da La Notte Dei Morti Viventi di Romero ma che ha una struttura troppo debole per funzionare del tutto.

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Comunque, l’effetto nostalgia che un film come questo riesce a trasmettere è molto alto: si nota un certo clima spensierato, che costringe lo spettatore a riflettere sui tanti motivi che hanno causato la fine di un certo modo di fare cinema. LA RABBIA DEI MORTI VIVENTI non è un bel film, non funziona come (presunta?) critica sociale (gli operai “rabbiosi” e gli effetti della droga) ma rappresenta quella parte di pubblico, in via d’estinzione, che va al cinema unicamente per divertirsi lasciando a casa qualsiasi pretesa.

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