CHI È SEPOLTO IN QUELLA CASA?

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TITOLO ORIGINALE: House

USA, 1985

REGIA: Steve Miner

CAST: William Katt, George Wendt, Richard Moll, Mary Stavin, Erik Silver, Kay Lenz, Susan French

L’idea di Steve Miner era quella di sfruttare l’ondata delle case infestate, cercando una scrittura alternativa. Così, i fantasmi e le creature che si presentano a un rassegnato William Katt (il Ralph Supermaxieroe della serie tv anni ottanta), scrittore che decide di ritirarsi nella casa di una zia morta impiccata per scrivere un libro sulle sue esperienze in Vietnam, arrivano per mescolarsi alle sue inquietudini, che però di ultraterreno non hanno nulla. Per convincere un suo vicino della sua sanità mentale, lo scrittore piazza alcune telecamere di fronte al mostro che sta all’interno del ripostiglio…

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Che ci fosse dell’ambizione si capisce dai nomi coinvolti: il team è quello del brand Venerdì 13 (Miner ha diretto il secondo e terzo capitolo della serie) e a produrre è Sean Cunningham. Da un soggetto di Fred Dekker (che dirigerà nello stesso anno il teen movie Dimensione Terrore), CHI È SEPOLTO IN QUELLA CASA? mescola momenti di tensione, qualche risata e un piccolo campionario di classici trucchetti per far saltare dalla sedia lo spettatore, in una vicenda inframezzata da flashback che ci mostrano le vicende del protagonista durante la Sporca Guerra.

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Siamo sopra alla media degli horror adolescenziali di quel periodo, anche se l’ironia (che qua si avvicina molto alla comicità) alla lunga un po’ di fastidio lo dà: qualche risatina in meno avrebbe giovato a tutta la storia, che ha fra i suoi pregi quella di non far capire mai troppo bene se i mostri siano arrivati dagli angoli più nascosti della casa o direttamente dalla testa del protagonista, ma d’altra parte il mix fra soprannaturale e paranoia nel cinema si basa spesso su questo.

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Attori (compreso Katt) nella media, si lascia guardare anche se non c’è nulla che faccia gridare al capolavoro, d’altra parte la contaminazione tra varie tematiche (la guerra in Vietnam, le case infestate e le “porte” che si spalancano su altri mondi) è di per sé pericolosa, poiché quando diverse anime si mescolano in un unico film il rischio delusione è sempre dietro l’angolo.

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Che fosse una pellicola più o meno alla portata di tutti lo si era già capito dai primi passaggi tv (House era un tassello delle serate con lo Zio Tibia, nelle rassegne horror di Italia 1 verso la fine degli anni ’80), eppure lo spettatore non troppo abituato ai brividi in celluloide un po’ d’inquietudine potrebbe pure provarla. C’è di peggio, sicuramente…

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