MANITÙ, LO SPIRITO DEL MALE

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TITOLO ORIGINALE: The Manitou

USA, 1977

REGIA: William Girdler

CAST: Tony Curtis, Michael Ansara, Susan Strasberg, Stella Stevens, Jon Cedar, Ann Sothern, Burgess Meredith, Paul Mantee

ATTENZIONE: SPOILER

Una donna si accorge che un’escrescenza carnosa le si sta formando nella parte posteriore del collo. Fatte le dovute analisi, i medici escludono l’ipotesi di un tumore, poiché i risultati non confermano la presenza di cellule malate, ma la protuberanza aumenta di volume e, quando i dottori provano a reciderla col bisturi, accadono eventi inquietanti: l’insolita paziente parrebbe essere posseduta da qualche misterioso spirito e l’ammasso di carne che le pulsa nel collo altro non è che un feto. I soccorsi arrivano da un uomo innamorato di lei che, con l’aiuto di un indiano cerca di fare chiarezza. C’è un potentissimo stregone che, dopo molti anni, ha deciso di ritornare per spargere il terrore e, tra battaglie improbabili e possessioni, è in arrivo l’eterna lotta del Bene contro il Male…

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Una stupidaggine di dimensioni bibliche. Tratto da una novella di Graham MastertonMANITÙ LO SPIRITO DEL MALE parte in maniera interessante presentando elementi originali e bizzarri (l’idea di un demone che cresce sotto pelle non era affatto male), ma la storia andando avanti peggiora e svacca nella parte finale.

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All’inizio seguiamo con interesse l’evoluzione della presunta malattia della donna, cercando di capirci qualcosa. Nella parte centrale subentra la noia con lungaggini, dialoghi e situazioni completamente inutili, dopodiché arriva il sale del film che dovrebbe essere la possessione diabolica, con l’unica variante dello stregone indiano al posto del Diavolo.

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Nel finale c’è da mettersi le mani nei capelli, perché la battaglia è girata in uno scenario che sembra un mix fatto con gli scarti di Star Trek e Guerre Stellari, con l’aggiunta di un po’ di sangue. Non si capisce bene perché William Girdler abbia scelto di rappresentare una lotta “epica” in maniera così ridicola, certo è che c’è da rimanere basiti per la messinscena delirante.

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Ultimo film del regista (morì l’anno dopo l’uscita di The Manitou, all’età di soli 42 anni), che vanta comunque un buon numero di estimatori, ricordato dai più per Grizzly L’Orso Che Uccide e Future Animals, i suoi lavori più famosi.

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