IL PASTO NUDO

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TITOLO ORIGINALE: Naked Lunch

CANADA/ GIAPPONE/ G.B. 1991

REGIA: David Cronenberg

CAST: Peter Weller, Judy Davis, Julian Sands, Ian Holm, Joseph Scoren, Monique Mercure, Roy Scheider

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Siamo a New York, negli anni ’50. Bill (Peter Weller) è uno sterminatore di insetti che, insieme alla moglie, assume la polvere insetticida che gli serve per il suo lavoro come droga, inalandone grandi quantità. Parlando col suo dottore (Roy Scheider) della sua dipendenza, Bill si fa prescrivere un potente allucinogeno che dovrebbe liberarlo dalla schiavitù della sostanza, ma l’assunzione del nuovo farmaco altera in maniera irreversibile la sua percezione della realtà, già gravemente compromessa. Da quel momento, comincia per l’uomo un folle viaggio nei meandri nascosti della mente, un percorso allucinante che trova una concreta interazione con gli elementi reali che compongono la sua vita abituale: viene a conoscenza di una città parallela in cui esseri mostruosi sono perfettamente integrati nella società e la sua macchina da scrivere (che prende le fattezze di uno scarafaggio) gli “ordina” di portare a compimento una missione, che gli dà modo di scoprire la sua componente omosessuale e di intrecciare una relazione con un ragazzo.

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Naked Lunch è sicuramente il lavoro più introspettivo di David Cronenberg e stavolta, il regista canadese si concentra sulle distorsioni che partono dal cervello e lascia un po’ da parte il suo percorso sulle mutazioni della carne, argomento questo sviluppato dal regista in vari modi fin dall’inizio della sua carriera. Il merito di questo film è quello di aver provato a rappresentare graficamente l’opera omonima di William Burroughs, descrivendo e mostrando i deliri di una mente in continua scoperta, una “testa” intenzionata a fuoriuscire dalla dimensione più nota per tutti, quella definita banalmente “reale”, anche se va detto che, per realizzare Il Pasto Nudo, Cronenberg ha dovuto estrapolare molti dei concetti presenti nel libro e riadattarli per una sceneggiatura che, seppur delirante, è basata su una scrittura quantomeno “coerente”.

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L’ingresso nel cinema mainstream il regista lo fa con Videodrome e, soprattutto, con il successivo La Mosca, infatti da quel momento in poi le tematiche “underground” da lui trattate, basate sulle distorsioni grafiche del corpo umano (intese sia a livello fisico che metaforico), iniziate negli anni ’70 coi b-movies Rabid e Il Demone Sotto La Pelle, vengono rese note anche al grande pubblico (e per merito di budget decisamente più consistenti) che, fino a quel momento, l’aveva un po’ snobbato o comunque, gli aveva dato non troppa importanza. Lavorando a Il Pasto Nudo il regista si distacca dal linguaggio tutto sommato semplice dei suoi film precedenti e realizza un film non digeribile per tutti, non tanto per la presenza di scene forti (molte comunque assai disturbanti) ma più che altro per la complessa analisi che caratterizza il percorso mentale del protagonista; d’altra parte mettere in pellicola le visioni dello scrittore statunitense significava puntare sull’uso distorto dell’immaginazione e sulla decostruzione del pensiero razionale. Questo era il gioco.

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Naked Lunch è disseminato di simbologie (molte a carattere sessuale) che servono a rappresentare gli archetipi della mente che, in maniera distorta (o evoluta, dipende dai casi) sono presenti nel cervello umano. Sicuramente non per tutti, in ogni caso il film più “difficile” di Cronenberg.

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