CAM

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USA, 2018 (WEB)

REGIA: Daniel Goldhaber

CAST: Madeline Brewer, Patch Darragh, Devin Druid, Melora Walters, Imani Hakim, Flora Diaz, Michael Dempsey

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Definire questo filmetto confezionato per Netflix un pornthriller parrebbe un po’ eccessivo, anche perché di spinto c’è semmai il lavoro che fa la protagonista, ma per il resto non è che si veda chissà che. Alice, in arte Lola, è una cam girl che fa spettacoli a pagamento per i clienti della sua chat room. Passa gran parte del suo tempo in internet, cercando di convincere i suoi followers a spendere soldi per i suoi spettacoli on line, provando a salire in cima alla classifica delle ragazze più viste e ricercate dai maschi allupati che popolano il web. I guadagni vanno bene e, un po’ per volta, Alice acquista prestigio e riesce a occupare posizioni abbastanza alte in “graduatoria” ma, proprio quando il suo lavoro sembra in perfetta ascesa qualcosa comincia a non funzionare per il verso giusto: il suo account viene rubato da qualcuno (o da qualcosa?) e Alice non riesce più a entrare in chat perché la sua password risulta non valida.

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Se il problema fosse solo il dover “rifare il profilo” sarebbe il meno, ma per Alice c’è una brutta sorpresa: il suo account è attivissimo e dall’altra parte dello schermo c’è una ragazza identica a lei che continua a esibirsi. Per fare chiarezza l’unico modo che le rimane è entrare nella chat room come un visitatore qualsiasi e parlare con il suo clone per chiedere spiegazioni, ma ogni volta che ci prova viene bannata all’istante…

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Di buono c’è che Cam non si perde in lungaggini e la protagonista Madeline Brewer sembra davvero convinta del ruolo che interpreta, peccato che la storia sia raccontata in maniera un po’ didascalica e che la violenza sia dosata col contagocce. Non ci sono mai veri e propri colpi di scena e tutto si riduce al viaggio che Alice fa alla ricerca della verità, tra clienti che la seguono di nascosto dopo aver scoperto la sua vera identità e colleghe di lavoro non troppo sincere, ma la pecca maggiore è forse l’assenza totale di erotismo, perché se è vero che non necessariamente è opportuno mostrare dettagli piccanti per raccontare una storia, in questo caso la scelta di appiattire tutto non aiuta, anche se il grosso della vicenda ci viene narrato attraverso lo schermo di un asettico pc.

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L’impressione è che Daniel Goldhaber volesse stuzzicare lo spettatore, ma lo spettacolo non è mai eccitante e anche nei momenti più “hot” (la Brewer fa un porno show con un vibratore gigante vibrante inserito nella vagina, telecomandato a distanza da una sua collega) le situazioni vengono raccontate e suggerite in maniera un po’ grossolana  e, se a questo si aggiunge la mancanza di tensione e una struttura debole rimane poco, perché come thriller non convince e il poco sangue che c’è dà l’impressione di essere stato messo lì giusto per poterlo classificare, eventualmente, come horror. Diciamo che Cam è uno di quei progetti che si dimenticano in fretta, anche se ha il pregio di non essere mai noioso, ma manca la grinta e il finale aggiunge poco o nulla a quello che già ci aspettavamo durante la visione.

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